Caso inceneritore, allarme per i livelli di mercurio

Martedì 13 Novembre 2018 di Lorenzo Padovan
Caso inceneritore, allarme per i livelli di mercurio
SPILIMBERGO - Oltre 200 persone hanno partecipato al convegno organizzato dalle associazioni ambientaliste del pordenonese assieme al periodico La Città per discutere del presunto inquinamento ambientale provocato dagli inceneritori della pedemontana. Presenti anche i comitati No all'incenerimento di Fanna/Maniago e Aria Pulita Spilimbergo. Proprio alla città del mosaico è stato dedicato uno dei focus principali. «Il docente di biomonitoraggio ambientale dell'Università di Trieste, Mauro Tretiach, ha mostrato i risultati di una ricerca ventennale realizzata nella zona in prossimità dell'inceneritore Mistral, ora gestito dalla società Eco Eridania» ha fatto sapere il giornalista Giorgio Simonetti che ha promosso e coordinato l'evento. I primi campionamenti risalgono al 1999, poco prima dell'entrata in funzione dell'impianto che brucia rifiuti classificati come speciali pericolosi. Sono stati usati per la ricerca licheni autoctoni, che non registrarono in quell'occasione una situazione preoccupante per il territorio. Nel 2007 venne ripetuta la stessa misurazione, usando licheni dello stesso tipo cresciuti sugli alberi visitati 8 anni prima: il ricercatore ha registrato un evidente aggravamento della contaminazione, in particolare nella zona a sud ovest dell'impianto. L'azienda allora denominata Mistral Fvg dichiarava di incenerire circa 20 mila tonnellate di rifiuti l'anno, di cui circa il 60% rifiuti ospedalieri, medicinali scaduti, colori e vernici scadute, per due terzi di provenienza extra regionale. Nel 2008 Tretiach ha svolto una nuova indagine mediante la tecnica dei trapianti di licheni su 40 siti individuati attorno all'inceneritore. Dopo un mese e mezzo di esposizione il mercurio fu l'unico elemento ad aumentare, in particolar modo nelle stazioni a sud ovest dell'impianto. Venne registrato un livello massimo paragonabile a quelli riscontrati in prossimità delle miniere di cinabro del monte Amiata, da cui il mercurio viene estratto. Anche le analisi svolte sulle foglie autoctone di robinia mostrarono la stessa tendenza, con i valori più elevati osservati subito a sud ovest del Mistral. «La prova del nove arrivò nel 2015 - ha sottolineato Simonetti, riportando i dati di Tretiach - quando vennero campionate foglie ignorando che l'impianto era stato spento in seguito a un'esplosione, in cui aveva perso la vita un operaio di 50 anni. I livelli di mercurio registrati in quel periodo tornarono ai minimi, indicando che la fonte della contaminazione non era più in funzione». Tretiach ha mostrato preoccupazione sugli effetti a medio/lungo termine dell'esposizione al mercurio per la popolazione che vive in prossimità dell'impianto, in particolare per l'elevata tossicità dell'elemento e la sua forte persistenza. «Il mercurio non si trasforma in altre cose ha affermato entra nelle catene alimentari e non si modifica. Esiste evidentemente un accumulo progressivo nel suolo spilimberghese che va tenuto monitorato, serve uno sguardo attento e precauzioni soprattutto nei siti vicini all'impianto». All'evento ha partecipato anche l'amministrazione civica tramite l'assessore - e medico - Stefano Zavagno: «Stiamo avendo incontri con la ditta ha dichiarato rispetto al ventilato ampliamento: non siamo a prescindere né a favore, né contro. Stiamo cercando di capire, prima di decidere». 
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