Sordità sconfitta dall'orecchio bionico Il mini-dispositivo che ridà l'udito

Martedì 7 Agosto 2018 di Antonella Santarelli
Il team del centro di audiologia fonetica di Pordenone
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PORDENONE - Si chiama orecchio bionico ed è in grado di togliere dagli abissi profondi del silenzio e dell'isolamento le persone affette da sordità, anche congenita, sulle quali gli apparecchi acustici non hanno ottenuto risultati. Sembra il canto di una sirena, invece il miracolo che restituisce o dà per la prima volta la possibilità di poter condurre una vita normale, di interagire con il prossimo, è di casa all'ospedale di Pordenone, dove il Centro di audiologia fonetica dell'otorinolaringoiatria è diventato un punto di riferimento in Friuli. E già più di 30 pazienti hanno sperimentato con successo l'impianto cocleare, ovvero l'orecchio artificiale, che si sostituisce alla coclea patologica, inviando direttamente al nervo acustico linguaggio e rumori ambientali. 

GLI INVESTIMENTI «L'Azienda sanitaria - spiega il direttore generale Giorgio Simon - si è molto impegnata nella lotta alla sordità, facendo investimenti in risorse logistiche, tecnologiche e umane e per la formazione del personale, per erogare prestazioni e percorsi riabilitativi di qualità, che permettano agli assistiti e alle loro famiglie di trovare qualità di ascolto e qualità della vita. Ha incominciato nel 2008 con lo screening uditivo neonatale nell'Area vasta pordenonese, permettendo una diagnosi precoce, ha quindi consolidato il rapporto di collaborazione col Burlo Garofolo di Trieste per la gestione condivisa delle problematiche audiologiche dei bambini, e ora si occupa dell'intera problematica della sordità dell'adulto/anziano, dalla diagnosi alla terapia (clinica, protesica o chirurgica), sino alla riabilitazione, con la presa in carico anche della sua famiglia.

Dal 2012 ha avviato il programma di implantologia cocleare per adulti, fino ad allora assente in Friuli - sottolinea - e ad oggi sono una trentina le persone che hanno effettuato al Centro di audiologia il percorso implantologico e un centinaio quelle inserite nei percorsi riabilitativi. Questa attività è stata possibile grazie a un team competente, che coinvolge gli specialisti, ma anche le professioni sanitarie che interagiscono nell'intero percorso». Un team diretto da Vittorio Giacomarra, 55 anni, un altro punto di forza dell'Azienda 5, diventato come pochi in Italia primario a 38 anni. «Il cosiddetto orecchio bionico - spiega Giacomarra - è un dispositivo rivoluzionario di alto profilo tecnologico (costa circa 20 mila euro, ndr), in grado di sostituire la funzione del meccanismo uditivo umano. Non è una novità in campo sanitario, poichè nel mondo 200 mila sordi sono tornati a sentire parole, suoni e rumori con l'impianto cocleare, ma per noi è diventato un fiore all'occhiello. Grazie al miglioramento tecnologico e a tecniche chirurgiche mini-invasive, oggi è possibile applicare questa protesi a moltissimi pazienti. Il recupero uditivo contribuisce in modo determinante anche a rallentare il decadimento cognitivo, migliorando la qualità della vita, soprattutto nelle persone anziane».

IL DISPOSITIVO. Ma come è fatto? «È un dispositivo di ridottissime dimensioni - spiega a sua volta l'implantologo Francesco Margiotta - che consta di due parti distinte: una esterna costituita da un minuscolo computer per l'elaborazione dei suoni e una interna, impiantata chirurgicamente. L'intervento viene effettuato in anestesia generale e dopo circa 1 mese, quando l'impianto è stabilizzato, lo accendiamo, creando una mappatura, ovvero la sua regolazione». Come se si trattasse dei canali radiofonici. Le regolazioni si susseguono numerose nel tempo, al fine di adattare la percezione uditiva alle esigenze di ciascun soggetto. Quindi entrano in campo altre figure dell'equipe multidisciplinare: le logopediste.

«Queste ultime - spiega la referente del Centro audiologico, Paola Bolzonello, il cui compito è quello di affiancare il paziente durante il percorso - si occupano della riabilitazione, cioè del riadattamento al mondo sonoro, mediante esercizi graduali. Il paziente viene allenato a percepire dapprima i suoni e i rumori ambientali (campanello della porta, trillo del telefono, cinguettio degli uccelli, voci, musica, ecc.), poi a identificare la prosodia del discorso (durata, ritmo, intonazione, accentazione, e altro), infine le parole e le frasi. Per quanto riguarda i pazienti più anziani, teniamo conto non solo della loro carta d'identità, ma anche di come rispondono biologicamente e caratterialmente, perchè è possibile che soggetti di 75 anni siano come 90enni, mentre altri di 80 anni siano biologicamente molto più giovani e quindi in grado di usufruire in modo corretto dei benefici dell'impianto cocleare».
Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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