60 anime e 100 presepi
nell'antico borgo di pietra

Giovedì 30 Novembre 2017 di Paola Treppo
Uno scorcio di Poffabro nella notte di Natale
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FRISANCO (Pordenone) - È di certo una delle più belle rassegne di presepi del Friuli Venezia Giulia quella che da vent'anni anima Poffabro, un borgo del comune montano di Frisanco a quota 600 metri dove il tempo si è fermato come d'incanto, e che diventa magico nel periodo delle feste di Natale. Questo sabato 2 dicembre si inaugura l'allestimento, che non si trova in una stanza, ma che coinvolge tutto il paesino, fino al 7 gennaio 2018. 
 

 


Presepi ogni parte d'Italia
Poffabro stesso diventa un presepe. Da ogni parte d'Italia c'è chi arriva con la sua natività, piccola o grande, e chiede ospitalità in una casa, in un cortile, su un balcone, tra le strette vie di questo borgo meraviglioso. La comunità locale, 60 i residenti stabili in inverno, è cortese e accogliente, semplice e generosa, laboriosa e forte. Di montagna. Di presepi ne arrivano sempre un centinaio. Ogni anno. Per vederli basta passeggiare per le strette viuzze e fare attenzione a ogni angolo, avvolti da melodie natalizie.  

Un gioiello dell’architettura friulana
Incastonato sulle pendici del Monte Raut che domina la vallata, Poffabro è un vero gioiello dell’architettura friulana di montagna. Sono le sue caratteristiche abitazioni ad attirare ogni anno migliaia di visitatori, in particolare da quando, primo paese in Friuli, è stato inserito dall’Anci nella ristretta cerchia dei Borghi più belli d’Italia. A chi sale fin lassù, infatti, Poffabro offre la sua magia: passando sotto gli archi in pietra che hanno sfidato anche il terremoto del 1976, nel riposante silenzio di vicoli acciottolati che penetrano nel cuore antico del borgo, si può davvero godere della saggezza di chi, in tempi passati, ha realizzato qui un’opera umana in totale armonia con lo splendido scenario della natura che la circonda e che conserva intatto l’impianto cinque seicentesco nelle sue solide abitazioni.

Un’umanità semplice e concreta
Nell’antica decima “de Pratum fabri”, il “prato del fabbro”, trovano posto segni di un’umanità semplice e concreta. Molti sono anche i segni del sacro: dall’imponente chiesa parrocchiale di San Nicolò, costruita nel Seicento sulle basi di un edificio risalente a quattro secoli prima e arricchita con un mosaico sul timpano nel 1982, al quattrocentesco oratorio di San Floriano, alla chiesa dedicata alla Madonna della Salute, eretta nel 1873 a Pian delle Merie in pulita forma neoclassica, ai numerosi capitelli devozionali sparsi un po’ ovunque. 

Case di pietra tagliata a vivo
La meravigliosa architettura tipica della Val Colvera si fonde perfettamente con l’ambiente circostante perché realizzata esclusivamente con materiali reperiti nella valle. Le abitazioni sono generalmente in pietra tagliata a vivo, con ampi ballatoi in legno di castagno che servivano per essiccare il fieno, il mais e altri prodotti necessari per l’inverno. Caratteristiche sono anche le scale esterne, costruite in legno fatta eccezione per la prima rampa che veniva realizzata con i sassi per garantire una maggior solidità al resto della struttura. Esposti al sole, uno o più poggioli posati su pilastri in pietra o mattoni davano un particolare tocco estetico, oltre che pratico, all’intero edificio.

Il fogolar, cuore della famiglia
​Qui possono ammirare caratteristici esempi di case raccolte in corti chiuse, di forma circolare o a schiera e, raramente, isolate, costruite all’insegna del risparmio, della funzionalità e della stabilità. Una delle strutture tipiche è sicuramente quella che viene chiamata la Cjasa, che identifica i locali situati a pianterreno: il fogolar, cuore della famiglia, un locale collocato all’esterno del perimetro dello stabile, composto da un rialzo centrale in pietra e mattoni ove veniva acceso il fuoco.

Grappoli di uva secca per le feste natalizie
La sala da pranzo della Cjasa ha un grande tavolo centrale attorniato da sedie impagliate, un armadio dispensa, qualche cassettone e diversi sgabelli; la spazzacusina, ormai sparita, regno delle donne, composta da un lavello in pietra scolpita, a volte finemente lavorata; la stanzia, dove veniva riposta gran parte dei generi alimentari, gelosamente conservati per i tempi invernali e le stagioni di magra. L’altra metà era occupata dalla stalla, mentre ai piani superiori c’erano il fienile ed una o più camere, dove si conservavano noci, noccioline, mele e, appesi alle travi, tralci di vite con grappoli di uva semi secca per le feste natalizie.

La storia della Val Colvera
Per comprendere questa valle bisogna conoscerne la storia. E la storia della Val Colvera inizia dopo l’anno Mille, quando la gastaldia di Maniago fu ceduta ai nobili di Maniago dal Patriarca di Aquileia e dall’Imperatore Ottone, che diedero, a loro volta, alcune località Pratum Fabri a famiglie, che formarono il primo gruppo abitativo di Poffabro. A questo primo nucleo si aggiunsero dopo il 1200 insediamenti a Frisanco e Casasola.

Qunado nasce il Comune 
La popolazione della Val Colvera aumentò notevolmente in seguito all’invasione turca del Friuli, poiché molti profughi scelsero la valle come rifugio sicuro, data la mancanza di strade, per fuggire alle devastazioni. Nel 1700 le tre Ville, Frisanco, Poffabro e Casasola, si costituirono in un unico Comune che ebbe il nome e la sede in Frisanco. Tra il 1885 e il 1888 si lavorò per aprire la strada del Colvera, che doveva unire il comune di Frisanco a Maniago. Negli stessi anni furono costruite le strade comunali che collegavano fra loro le tre frazioni, tuttavia la popolazione cominciò a diminuire per le continue emigrazioni sia verso il Brasile che verso il sud-est europeo.

Emigrazione e guerra 
La durezza e le atrocità della guerra raggiunsero anche questo piccolo paradiso terrestre: nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale e la valle fu occupata dagli austriaci. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu sottoposta a duri rastrellamenti da parte delle truppe di invasione cosacche al seguito di quelle tedesche. Il 6 maggio 1976 anche la Val Colvera conobbe la tragedia del terremoto che sconvolse gli animi e danneggiò molte case. Grazie alla laboriosità della popolazione e alla lungimiranza degli amministratori, anche la Val Colvera venne ricostruita. Negli anni successivi vennero sistemate le vie d’accesso alla zona.

Favole e leggende
Come tutti i paesi che si rispettino, anche il comune di Frisanco ha le sue favole e le sue leggende. Piccole storie raccontate accanto al fuoco, a volte comiche, a volte paradossali. Storie di creature fantastiche, come Lis Anguanis, iguane d’acqua dalla lunga coda che durante la luna piena si trasformavano in bellissime fanciulle; o l’Orcolat, un orco mattacchione che si divertiva a fare gli scherzi.

Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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