Le squillo sottomesse e schiavizzate con ustioni e minacce

Giovedì 23 Agosto 2018 di Cristina Antonutti
Le squillo sottomesse e schiavizzate con ustioni e minacce
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Alta, capelli lisci e neri, un'ustione al polpaccio. È così che il cliente descrive alla polizia il trans thailandese di cui si è innamorato e che vuole liberare da un giro di prostituzione gestito dal clan familiare Sritongsuk a Pordenone, Udine e Trieste. La sua denuncia è sfociata nelle sette misure cautelari eseguite lunedì sera dalla Squadra Mobile (obblighi di dimora che rendono impossibile la gestione delle case d'appuntamento). Che il 28enne di cui era invaghito fosse ostaggio degli organizzatori, non ci sono dubbi. Quando è arrivato dalla  Thailandia - dopo aver pagato 25mila euro alla signora di Bangkok che riforniva il Friuli di prostitute orientali - Eddy (Sawadsakon Sritongsuk, detto anche il Boss) gli aveva subito ritirato il passaporto. «Mi aveva ordinato di non uscire da solo - spiegherà dopo la liberazione - perchè la polizia avrebbe potuto arrestarmi, perchè ero senza passaporto e clandestino». Durante i due mesi trascorsi nell'appartamento di viale della Libertà 73, a Pordenone, era uscito soltanto tre volte, sempre accompagnato, per andare al supermercato. Non sono mancati episodi di violenza e minacce. La vittima ha raccontato agli investigatori che un giorno Eddy le provocò un'ustione al polpaccio con l'accendino. Il motivo? Era contrariato perchè aveva rifiutato una prestazione non protetta e il cliente se ne n'era andato arrabbiato. Eddy disse che la bruciatura era stato uno scherzo, ma poi gli prelevò 1.500 euro che aveva nascosto in valigia perchè alle prostitute era proibito tenere denaro.

Il cliente innamorato si rese conto della situazione sin dal primo incontro. «Vieni via...», esortò. «Non posso - era stata la risposta - se non pago il debito faranno del male in Thailandia a mia madre, ai fratelli e alla sorellina adottata». Tra maggio e luglio 2016 aveva portato nelle casse del clan 16mila euro. Quando la polizia lo ha affidato a un'associazione anti-tratta, ha potuto affrancarsi e scomparire senza temere conseguenze.

Anche le altre vittime dovevano pagare un debito di 25mila euro alla signora di Bangkok. Indagini e intercettazioni telefoniche dimostrano che una volta arrivate a destinazione ricevevano ordini precisi: «Quando arrivano le nuove ragazze tu devi insegnare loro che se i clienti chiedono perchè sono in Italia, devono rispondere che sono turiste e vanno a giocare al casinò». Così in una conversazione tra Sumalee e Pakawan Sritongsuk (Angela e Tum), madre e figlia. Erano loro a occuparsi direttamente delle ragazze. Sumalee spesso si lamentava per le spese. I due appartamenti di Pordenone, ad esempio, le costavano 4mila euro al mese tra affitto, internet, luce e gas. Voleva ragazze più belle, invece la signora di Bangkok, con cui aveva contatti diretti, mandava donne «più brutte di un trans». Che il business fosse a rischio, ne era consapevole. Quando andava a far la spesa era sempre in guardia e dalle intercettazioni emerge tutta la sua contrarietà per il fatto che le ragazze arrivavano con valigie troppo cariche, come se dovessero restare «sei mesi». Invece avevano solo un visto turistico e quelle valigie avrebbero potuto insospettire la Polizia di frontiera.

Il 30 agosto i 7 indagati, residenti tra Pordenone, Sequals e Trieste, affronteranno l'interrogatorio di garanzia davanti al gip.
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