Guardie mediche scortate dagli
alpini: cessate le aggressioni

Sabato 18 Agosto 2018
Gli alpini che scortano le guardie mediche a San Vito
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SAN VITO AL TAGLIAMENTO - Primo bilancio positivo a San Vito e richieste da tutta Italia per replicare il servizio di sorveglianza degli alpini a favore delle guardie mediche. A un mese dal lancio dell’iniziativa “Amico alpino accompagnami”, messa a punto dall’Ordine dei medici di Pordenone, in collaborazione con l’associazione Alpini, «non c’è stata nessuna aggressione ai medici che ora si sentono più sicuri e lavorano con maggiore serenità. Inoltre stanno arrivando richieste, sinora ben 23, da tutta Italia, anche da Sud, per replicare il nostro progetto».  Così ha detto Guido Lucchini, presidente dell’Ordine di Pordenone. «Ogni anno - ricorda - sono 3 mila le aggressioni, secondo dati della Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere), contro medici e personale sanitario. Nel 2017 le aggressioni agli operatori sanitari segnalate all’Ordine dei medici di Pordenone «sono state circa una decina», ricorda Lucchini. «Il 16 luglio abbiamo avviato il progetto nella sede della Guardia medica di San Vito - prosegue - con due alpini dalle 20 sino alle 8 del mattino che sorvegliano la struttura e poi accompagnano a fine turno il collega a casa. A settembre saremo operativi su 13 sedi della Guardia medica in Provincia di Pordenone. Per ora sempre in orario notturno ma stiamo riflettendo sulla necessità di rendere operativa la sorveglianza anche in fascia diurna. I colleghi - sottolinea Lucchini - ci chiedono a gran voce di ampliare il progetto e c’è la fila di alpini volontari che vogliono partecipare. Mi sono arrivate richieste di informazioni e di adesione al nostro progetto da 23 Ordini dei medici di tutta Italia: da Bergamo a Reggio Calabria».
Sulla possibilità di esportare “Amico alpino accompagnami” in tutte le sedi di Guardia medica italiane il presidente dell’Omceo di Pordenone è ottimista: «Nell’area di Pordenone ci sono circa 72 gruppi di alpini, equivale a 7 mila alpini volontari. Non tutti saranno disponibili o avranno le caratteristiche che servono (età fra 30 e 65 anni, patente di guida e residenza in zona, buona condotta morale e sociale) ma c’è grande disponibilità e voglia di dare una mano. Nel resto del Paese su 106 province almeno in 80 c’è un gruppo alpino, anche al Sud. Quindi - osserva Lucchini - non dovrebbe esserci problema a trovare volontari».
Il progetto “Amico alpino accompagnami”, è stato messo a punto dall’Ordine dei medici di Pordenone in collaborazione con la sezione provinciale dell’Associazione nazionale degli Alpini, approvata dagli esperti di risk management dell’Azienda sanitaria 5 e condivisa dal prefetto, dal questore. Da un’analisi condotta dall’Anaao Assomed su 1.280 operatori sanitari emerge che il 65% circa del campione ha dichiarato di essere stato vittima di una aggressione. Un approfondimento a livello regionale evidenzia che la percentuale di aggressioni, sia fisiche che verbali, si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole. Dato ancora più allarmante per i medici che lavorano in pronto soccorso e 118, dove le stesse percentuali salgono all’80,2%.
Il 9 agosto il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro della Salute, Giulia Grillo, sulla sicurezza degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni: aggravamento di pena per gli atti di violenza e minacce nei confronti degli operatori sanitari nell’esercizio della loro attività. E la costituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza di tutto il personale della sanità. Il disegno di legge ora all’esame del Parlamento.
Ultimo aggiornamento: 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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