Via al concordato della Presotto: salvati cento posti di lavoro

Mercoledì 1 Agosto 2018 di Cristina Antonutti
La fabbrica della Presotto, via al concordato
PORDENONE - Il via libera dei giudici è arrivato, salva 105 posti di lavoro e permette alla Presotto Industrie Mobili Spa di imboccare la strada del rilancio. Ieri il Tribunale di Pordenone ha dichiarato aperto il concordato preventivo con continuità aziendale per la realtà produttiva che da 70 anni opera in via Puja a Maron di Brugnera . Il collegio - presidente Lanfranco Tenaglia, giudice delegato Roberta Bolzoni e a latere Lucia Dall’Armellina - ha confermato Alberto Poggioli commissario giudiziale. Il 21 novembre ci sarà l’adunanza dei creditori - banche, Erario, Inps e fornitori - che saranno chiamati a esprimersi sul piano industriale predisposto per i prossimi cinque anni.
L’OPERAZIONE
Prima di sciogliere la riserva il Tribunale aveva chiesto integrazioni e ulteriori garanzie all’Ibla Capital Srl, l’investitore che ha acquisito oltre il 90% delle quote della Presotto con l’intento di ristrutturare il debito e rilanciare la società che realizza mobili di fascia medio-alta. L’advisor legale Enrico Bevilacqua di Pordenone e l’advisor finanziario Renato Bogoni di Padova hanno presentato due memorie chiarendo gli aspetti che non avevano convinto i giudici. Ibla, inoltre, ha presentato un’offerta irrevocabile di acquisto dell’immobile attualmente affittato a un’azienda che lavora per Ikea e ha depositato un assegno circolare di 200mila euro a titolo di deposito cauzionale. Altri tre assegni circolari sono stati depositati per un ammontare di 600mila euro a garanzia del versamento della “nuova finanza”. La somma necessaria per la gestione del concordato era stata infatti quantificata in 1 milione. La Presotto aveva anticipato 400mila euro, frutto di un finanziamento prededucibile della stessa Ibla. L’investitore ha rinunciato alla restituzione del prestito: il milione di euro è pertanto garantito e diventa disponibile nel momento in cui il concordato verrà omologato.
LE GARANZIE
Prima di esprimersi il Tribunale ha acquisito informazioni anche su un altro garante: la Clearsight Turnaround Fund IV (Sca) Sicav-Sif, un fondo privato con sede in Lussemburgo e che ha un patrimonio di 325 milioni di dollari. Opera a livello internazionale e potrebbe subentrare a Ibla in una seconda fase, quando l’azienda avrà abbattuto i debiti. Attualmente lo stato passivo è di 30 milioni di euro. Il Tribunale ha ritenuto che l’apporto di nuova finanza e i flussi finanziari derivanti dalle commesse siano sufficienti a far fronte agli impegni con i creditori. «Per i giudici - spiega l’avvocato Bevilacqua - il piano industriale, pur approntato a criteri di prudenza, è credibile e fattibile, oltre che garantito da Ibla e dal fondo privato». 
IL FALLIMENTO
La Procura aveva presentato istanza di fallimento ritenendo che il concordato non fosse praticabile. Ma alla luce dei chiarimenti e delle garanzie forniti ha espresso parere favorevole alla procedura: l’udienza pre-fallimentare del 2 agosto è ragionevole pensare che sia già superata. L’istanza di fallimento aveva radici in un pignoramento legato a ritenute Irpef e Iva non versate nel biennio 2015/16 per circa 500mila euro. I soldi pignorati, però, erano quelli versati da Ibla, subito sbloccati dal Tribunale del Riesame. L’Erario per incassare il suo credito deve seguire l’iter del concordato alla pari di tutti gli altri creditori.
Cristina Antonutti
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