L'ambulanza arriva all'indirizzo sbagliato: malato muore in casa

Giovedì 28 Febbraio 2019 di Lisa Zancaner
L'ambulanza in uscita dal santa maria degli Angeli
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PORDENOEN - In attesa dei soccorsi muore d’infarto nella propria abitazione, mentre all’ambulanza viene dato l’indirizzo di un bar. In poche settimane nel pordenonese è il secondo caso di un decesso per arresto cardiaco con un presunto ritardo dei soccorsi. Giorni fa, infatti, ci fu il caso di un pescatore di Fontanafredda morto aspettando l’arrivo del mezzo di soccorso. Nella notte tra sabato 16 e domenica 17 febbraio verso le 2.30 del mattino una donna residente in città a Pordenone ha chiamato il Nue 112 chiedendo soccorso per il marito che aveva perso conoscenza. A quel punto l’operatore del 112 ha trasmesso i dati alla Sores e l’ambulanza è partita due minuti dopo la chiamata. Il soccorso sarebbe dovuto giungere a una laterale della Pontebbana, invece l’ambulanza si è ritrovata  in piena notte in via San Quirino 39, l’indirizzo di un bar. Il numero civico era lo stesso, ma la via evidentemente no, anche se la distanza etra di qualche chilometro. Dopo una comunicazione non semplice con la donna che assisteva il marito i soccorsi sono giunti sul luogo. L’infermiera ha cercato di rianimare l’uomo per 30 minuti, ma non c’è stato nulla da fare. Era morto di arresto cardiocircolatorio. L’abitazione dista solamente 3 chilometri dall’ospedale, circa 2,5 minuti in codice rosso, ovvero a sirene spiegate. Ma l’indirizzo errato ha ritardato i soccorsi. L’uomo, una persona anzina di ottant’anni, si era sentito male nel cuore della notte. Da quanto si è appreso il ritardo dell’ambulanza a causa del disguido sull’indirizzo di casa sarebbe stato di una ventina di minuti.
CHIAMATA CONCITATA
A cercare di spiegare cosa è accaduto è Vincenzo Mione, uno dei vicedirettori del Nue che tra l’altro conosce molto bene il territorio del pordenonese essendo stato a lungo responsabile del 118 del Santa Maria degli Angeli, «Si è trattato - spiega - di una difficoltà tra l’operatore del 112 e il segnalante che era in forte stato di agitazione. Il 118 – spiega Mione – fa sempre un’ulteriore verifica del target che in questo caso è stata però impraticabile perché la segnalante non era in grado di comunicare lucidamente». Ma non è tutto. Guardando dalla finestra, infatti, la donna ha anche scorto delle luci e credendo si trattasse dell’ambulanza ha dato ultertiori indicazioni che però non combacciavano. A fatica l’infermiera a bordo del mezzo è riuscita a farsi dare l’indirizzo corretto. “Il ritardo – conferma Mione – è stato comunque di pochi minuti”. Alla centrale unica di Palmanova sono comunque in corso le opportune verifiche del caso.
LE SEGNALAZIONI
Il nuovo caso di Pordenone ha sollevato un polverone. Il 18 febbraio l’assessorato e l’Arcs hanno ricevuto una lettera da parte della Fials - Confsal Fvg in merito alle “numerose e dettagliate segnalazioni” che riguardano le problematiche tecnologiche anche collegate alla corretta localizzazione dell’intervento. La segreteria scrive espressamente di fare riferimento a quanto “verificatosi nell’ultimo periodo e in particolare negli ultimi giorni”. La lettera non contiene uno specifico riferimento all’episodio di Pordenone, ma potrebbe non essere una coincidenza che la data di invio coincida con quella del decesso dell’uomo. «Tralasciando ulteriori commenti, risulta purtroppo essersi verificato quanto denunciato attraverso le segnalazioni degli operatori - si legge - e purtroppo con esito infausto per una persona”. La Fials scrive di un “elevato numero di target errati inviati dal Nue 112 alla Sores; di fatto però – spiegano – la procedura obbliga l’operatore dedicato all’emergenza sanitaria a verificare sempre i dati trasmessi dal Nue. Questa verifica, oltre a togliere del tempo prezioso all’eventuale intervento sanitario, fa sì che l’operatore della Sores assume di fatto in toto la responsabilità di eventuali errori di localizzazione del richiedente”. In sostanza, quando il Nue passa la chiamata alla Sores, questa deve verificarla con un ulteriore comunicazione al richiedente che ha chiamato il 112, un passaggio non sempre semplice dato che chi chiama il numero unico può trovarsi in stato di profonda agitazione. «Pare molto significativo il fatto che nel 50% delle missioni gestite, l’operatore Sores abbia a tutti gli effetti corretto il target inviato mediante scheda dal Nue 112; ciò significa che un intervento su due viene localizzato in modo non preciso o nel peggiore dei casi addirittura sbagliato”.
CONSULENZA LEGALE
“Nonostante tutte le rassicurazioni ricevute – spiega il segretario regionale Fials-Confsal, Fabio Pototschnig – la situazione del 112 presenta molte problematiche. Più volte avevamo scritto all’ex Egas - l’Ente soppresso al 1 gennaio a cui è succeduta la neo costituita Agenzia regionale di coordinamente per la salute - per far capire che bisognava intervenire. E’ la prima volta che ci rivolgiamo direttamente all’assessore Riccardi, ma ad oggi non abbiamo ancora ricevuto una risposta. Se l’indirizzo segnalato non è corretto su chi ricade la responsabilità?”
Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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