L'odissea giudiziaria dell'imprenditrice per una firma "fantasma"

Sabato 30 Settembre 2017
L'odissea giudiziaria dell'imprenditrice per una firma "fantasma"
PORDENONE - L'odissea giudiziaria dell'imprenditrice pasianese Sabina Scavezzon ha una data ben precisa: 31 marzo 2008. Ma lei lo scoprirà soltanto qualche anno più tardi, quando si ritroverà coinvolta in una causa civile da cui scaturirà un processo per falso giuramento davanti al giudice. Un processo che nel 2015 si è chiuso con una condanna a due anni di reclusione, una pena che nei giorni scorsi la Corte d'appello di Trieste ha spazzato via con un'assoluzione perché il fatto non sussiste. Un riscatto per l'imprenditrice, che sostenuta dall'avvocato Pietro Ragogna ha potuto mettere la parola fine su una vicenda che era diventata un incubo.

Sabina Scavezzon, legale rappresentante della Atlantis Srl di Pasiano, nel 2008 ha bisogno di affittare un capannone: è quello in cui opera la PB3, società in crisi. I proprietari della struttura sono di Fiume Veneto e pretendono, a garanzia, che Atlantis si accolli affitti per 239 mila euro, pari al debito maturato da PB3. Atlantis affitta l'azienda della PB3 e, avendo fretta di iniziare la produzione, invia una proposta di accollo della morosità ai proprietari del capannone. Viene stipulato il contratto di affitto, ma dopo qualche mese, molti beni integranti l'azienda della PB3 vengono venduti all'asta. Mancando i macchinari più importanti, Atlantis risolve il contratto di affitto con PB3, restituendo i beni strumentali rimasti e disdice per giusta causa il contratto di locazione degli immobili, revocando ai proprietari del capannone la proposta di accollo della morosità pregressa di PB3...
 
Ultimo aggiornamento: 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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