Morì nell'esplosione al poligono di tiro: risarcimento-beffa 10 anni dopo

Martedì 10 Aprile 2018
Fernando Toffolo, la vittima, insieme alla moglie Elisabetta Brambilla
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PORDENONE Sono passati quasi dieci anni da quel tragico 1 novembre 2008. Da quell’esplosione che, nel pomeriggio, scatenò l’inferno al poligono di via Tiro a segno, in Comina. Dalle telefonate degli amici che chiedevano se Fernando fosse rientrato a casa. Dalla notizia sentita in televisione. Dai carabinieri alla porta. Da quei due mesi di terribile e inutile calvario lontano da casa, prima che il cuore di Fernando Toffolo, 50 anni, gravemente ustionato dopo l’esplosione al poligono, si fermasse, nei primi giorni del 2009.

Dieci anni dopo la vedova Elisabetta Brambilla e il figlio Fabio, 34 anni, gravemente disabile (il padre dell’uomo, Ermanno, è scomparso due mesi fa), attendono giustizia dopo il ricorso contro la sentenza che, pochi mesi fa, ha riconosciuto alle vittime un risarcimento irrisorio. L’udienza è fissata per il prossimo 20 aprile a Trieste. La prima sentenza, quella del Tribunale di Trieste sulla causa civile, è arrivata nel luglio dello scorso anno, ma a loro è suonata come una beffa: le responsabilità dell’accaduto sono state attribuite al presidente del Tiro a segno e alla sezione pordenonese dello stesso, ma il massimale dell’assicurazione stipulata per il poligono era stato fissato in soli 500mila euro, ridotti  poi a circa 300mila perché il numero delle linee di tiro è risultato superiore a quello dichiarato.
Ed è questa la somma complessiva da dividere fra i familiari di Toffolo e le altre vittime, l’esplosione ferì gravemente altre tre persone.
Circa 75mila euro dunque la somma destinata alla famiglia di Toffolo, che probabilmente basterà a malapena per pagare le ingenti spese per l’assistenza legale della quale hanno avuto bisogno in questi anni.



 
 
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