PORDENONE - È morto senza riuscire a vedere realizzato il suo grande sogno: far ripartire il centro sismologico Pn1, da lui stesso realizzato, che da quasi 40 anni rilevava le scosse della terra in tutto il mondo. Si è spento domenica mattina, all'ospedale civile di Pordenone, Domenico Targhetta, 80 anni compiuti il 2 marzo, 'padre'' del centro sismologico che lui stesso aveva costruito, passo dopo passo, nella cantina della propria abitazione in via Trento. «Se n'è andato senza quasi accorgersene, colpito da un tumore fulminante che non gli lasciato scampo - ha spiegato la figlia Laura - . E' morto con un unico rammarico: non essere riuscito a 'contagiare'' con il suo interesse verso i terremoti persone in grado di portare avanti la passione più grande della sua vita». Oltre alla figlia, lascia la moglie Maria Letizia. Targhetta aveva spento le macchine della stazione sismologica a fine 2006: mantenere tutte le apparecchiature accese aveva costi esorbitanti e lui, che di tasca aveva messo già molti soldi, non riusciva più a far fronte a tutte le spese. In quella cantina, che era diventata molto più di un laboratorio scientifico, aveva lasciato acceso soltanto un computer. La sua speranza era ripartire. Magari con qualche collaboratore valido che, spinto dalla sua stessa passione, lo aiutasse a portare avanti il centro Pn1 che era nato conseguentemente alla storia del terremoto in Friuli Venezia Giulia.
Ultimo aggiornamento: 12:17
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