Mauro Corona: né Erto, né caos oggi ascolto il rumore dei monti

Mercoledì 15 Agosto 2018 di Paolo Navarro Dina
Mauro Corona
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Lo scrittore di Erto: «La celebrità l'ho cercata ma mi pesa Difficilmente andrò in paese: sarei riconosciuto e sarebbe finita. Troppi autografi. Ritroviamo il senso della festa»

«Quest'anno non so se andrò in piazza ad Erto. La notorietà non è sempre bella. Certo, l'ho cercata e la uso, ma alla fine c'è il rischio che danneggi. Mi sa che, invece, della sagra paesana, mi rifugio in montagna. Magari dalle parti di Misurina». 
Mauro Corona, niente festa di paese quest'anno per Ferragosto
«Credo proprio che non andrò. Perchè sono stato fin troppo al centro dell'attenzione. Poi, si sa come sono i paesi, c'è sempre chi dice che... Mauro si vuole pavoneggiare. Insomma, meglio lasciar perdere, credo».
Neanche un bicchiere di vino con i compaesani?
«Non vorrei che non ce ne fosse tempo. Andrebbe a finire che le persone, anche tra i villeggianti, cominciassero le fotografie, i selfie e gli autografi. Penso di no. Ci vuole un po' di calma».
È l'onere e l'onore del successo...
«Certo, mi fa piacere, ma forse proprio per Ferragosto forse è meglio che va a far na rampicada su per Misurina. C'è un lago che andrebbe riscoperto».
Insomma, evitare a tutti i costi l'esibizionismo.
«Direi proprio di sì».
Ma come deve essere allora il Ferragosto? Niente baldoria, niente vino...
«Credo che sia il momento giusto per fermare la macchina. In senso lato e in senso stretto. Fare a meno del rumore. E ascoltare la montagna, sentire e respirare il suo profumo; camminare, mangiare poco e sano. E poi una cosa importante».
Sarebbe a dire?
«Rispettare i residenti; chi abita in questi posti. Conversare con loro. Dialogare. Non avvicinare qualcuno e chiedere... Scusi dov'è il posto migliore per mangiare.... Sono stato recentemente a Madonna di Campiglio e ho visto con i miei occhi la frattura tra villeggianti e valligiani». 
Non è proprio un bell'affare
«No, tutti meritano rispetto. Ma il dialogo è essenziale. Una volta si andava in villeggiatura.. Toh! guardi un po' che bella parola, un po' antica ma importante. Si lasciava un luogo conosciuto per conoscerne altri. Oggi, invece, ci sono turisti - tutta un'altra cosa eh? che stanno nel caos per tutto l'anno e poi si lamentano del suono delle campane in paese... Ne sono infastiditi, ma ci rendiamo conto?».
Quindi, meglio andare su per i monti.
«Obblighiamoci a sentire il suono delle campane; ad esprimere tutta la propria gioia quando il gallo canta. Non lamentarsi del suo chicchiricchì. Importante è farsi coinvolgere dalla natura del posto, buttarsi alle spalle la città».
Ma com'era il Ferragosto di Mauro Corona. È sempre stato tra le montagne?
«Ah mi ricordo il paese prima del Vajont. Che meraviglia! Mi ricordo che noi ragazzini aspettavamo con ansia l'arrivo di un mago. Un prestigiatore che faceva dei giochi incredibili. E poi la bancarella dei giocattoli. Tutte cose semplici. C'era un ambulante che stava lì tutto il giorno. E sicuramente faceva un magro guadagno. Non c'erano tanti soldi. E lui stava lì, fermo tutto il tempo ad aspettare clienti e ragazzini. E poi i contadini, il fieno?»
Tutti in piazza a festeggiare...
«Era un giorno di lavoro anche quello. Si sentiva nell'aria l'odore dell'erba tagliata; il profumo del fieno appena falciato. Questa non è nostalgia. È ricordo. È la fortuna di aver percepito e vissuto questi odori. Ora è tutto così impreciso. Vige l'impazienza».
Ma che cosa consiglierebbe a chi si prende oggi un periodo di ferie?
«Voglio essere un po' crudo, ma credo che prima di tutto sarebbe importante fare un giro in un ospedale. Vedere la sofferenza, capire quanto è importante la salute e poi andare in ferie. Saremmo tutti più sobri, più intelligenti. Tutti più rispettosi gli uni degli altri».
 
Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 09:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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