Massacrato a martellate durante
una rapina, muore dopo 12 anni

Giovedì 1 Gennaio 2015 di Antonella Santarelli
Claudio Bonanni e i feriti caricati in ambulanza
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PORDENONE - Dopo quasi 12 anni trascorsi in stato neurovegetativo, è morto martedì mattina, Claudio Bonanni, 57 anni, di Pordenone, massacrato a martellate il 24 aprile del 2003, assieme a una collega, nella filiale di Sacile della Bnl da un giovane rapinatore. Il bancario, padre di due figli, ora di 20 e 25 anni, dopo essere stato accudito per circa dieci anni in Casa Serena, è morto alla presenza della moglie, Marta Montagnoli, che non aveva mai smesso di sperare in un miracoloso recupero, all’ospedale di Sacile, nel reparto postacuti, per complicanze anche respiratorie sopraggiunte a seguito dell’allettamento prolungato.



La data del funerale di Bonanni, che sicuramente si terrà nella chiesa del Sacro cuore, non è pero ancora stata fissata: si dovrà attendere la decisione della Procura della Repubblica, che ha bloccato le operazioni funebri, trattandosi del tragico epilogo di una rapina.



Un fatto gravissimo per il quale, con l’accusa di tentato duplice omicidio a scopo di rapina, il sacilese Thomas Zandonà, sta scontando 22 anni di reclusione (rito abbreviato) nel carcere di Padova.

Zandonà, all’epoca 22enne, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, era entrato in banca dopo l’orario di chiusura, approfittando della buona fede della bancaria Marzia Tonitto che lo conosceva, perchè erano stati compagni di scuola. Era però armato di martello e di pistola (ma scarica, sottratta dalla casa del nonno morto pochi giorni prima) ed era furioso perchè gli era stato negato un prestito. Aveva puntato l’arma prima contro Marzia Tonitto, allora 24enne - come emerso dalle registrazioni video della banca - perché non si muovesse mentre la colpiva con il martello. La giovane, dopo una serie di interventi chirurgici alla testa si è ripresa, si è sposata, è diventata mamma e tuttora lavora alla Bnl, nella filiale di Pordenone di corso Garibaldi.



Bonanni era intervenuto in difesa della collega ed era stato a sua volta preso martellate in testa, entrando subito in coma irreversibile. Zandonà aveva poi svuotato le casse della banca, sottraendo 40mila euro, ed era fuggito, andando a comperarsi una moto. Ma le telecamere lo avevano ripreso e in breve gli inquirenti sono risaliti all’operaio, che abitava poco lontano dalla banca. Tre ore più tardi, i carabinieri lo hanno fermato mentre rientrava con la motocicletta fiammante e lo hanno portato in caserma, dove ha confessato le proprie responsabilità e ha indicato agli inquirenti dove recuperare soldi e martello.



«La sentenza a carico di Zandonà - ha detto il suo legale, Anna Maria Marin - è ormai diventata irrevocabile (si è espressa anche la Cassazione, ndr) e non credo che ci saranno dei risvolti se l’accusa di tentato omicidio si trasforma in omicidio».
Ultimo aggiornamento: 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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