Due escursionisti morti a Piancavallo, Marzio aveva sfidato l'​Himalaya

Lunedì 25 Febbraio 2019 di Lara Zani
Marzio Verardo
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PORCIA - Solamente alcuni mesi fa aveva sfidato le vette dell'Himalaya; ieri è stato tradito dalle montagne di casa sua, quelle che conosceva e frequentava da tanti anni, con tutte le cautele di un escursionista esperto. È stato il destino beffardo di Marzio Verardo, imprenditore purliliese che avrebbe compiuto 51 anni il 10 marzo.

Due friulani morti sul Piancavallo Precipitati per duecento metri Il secondo lo avvistano per caso mentre vanno a soccorrere il primo
 

 


Il personale dell'elisoccorso ha rinvenuto il suo corpo quasi per caso, nel primo pomeriggio di ieri, durante le operazioni di ricerca di un altro escursionista vittima di incidente, in una domenica tragica sulle cime pordenonesi. 
Marzio Verardo, 50 anni, era originario di Camolli Casut, dove ha sede anche l'azienda della quale era titolare, l'impresa Dolomite snc, attiva nel settore dell'edilizia: una ditta familiare che era stata avviata dal padre di Marzio, scomparso qualche anno fa, e della quale lui aveva preso le redini. La sua vita gravitava principalmente fra quella  zona, dove risiede ancora la madre Clelia e dove la sorella gestisce un bar, e Porcia, dove era andato a vivere dopo il matrimonio con Elena, che gli aveva regalato la gioia di un figlio. La montagna e le lunghe escursioni, anche in solitaria, erano una passione coltivata fin da ragazzo: amante della natura e di carattere un po' schivo, chi lo conosceva ricorda la sua passione per le escursioni e per le lunghe camminate. «Di solito - racconta il cognato Andrea Pezzato - affrontava queste escursioni insieme a un compagno, ma questa volta era da solo: l'intenzione era quella di seguire un percorso abbastanza semplice». La partenza verso le 7, il rientro previsto verso le 12.30. La moglie è stata la prima a preoccuparsi per il ritardo e a contattare il cognato, che ha attivato i protocolli per le ricerche. Fino all'esito drammatico. Fra coloro che avevano con lui solidi rapporti professionali e personali di lunga data c'è l'ex sindaco di Sacile Roberto Ceraolo, che lo ricorda come «una bravissima persona, di poche parole, e un grande appassionato di montagna». Proprio l'ex sindaco della città sul Livenza racconta della recente esperienza di Verardo sui monti dell'Himalaya. «Affrontare le cime del Nepal era il suo sogno - commenta il cognato - e lo aveva realizzato». 
ESPERTOIl destino lo attendeva sulle montagne friulane, dove aveva ripreso le escursioni dopo quell'avventura: l'uscita di ieri, in solitaria, e quella già inserita nel calendario delle escursioni del Club alpino italiano delle sezioni di Forni Avoltri, Forni di Sopra, Moggio Udinese, Pontebba, Ravascletto, Tarvisio e Tolmezzo: il prossimo 26 maggio infatti, da esperto qual era, Marzio Verardo avrebbe dovuto coordinare un'escursione sul Monte Raut, nel Parco delle Dolomiti friulane.
Ma la lunga esperienza anche su vette lontane come quelle del Nepal e la conoscenza e il rispetto di tutte le regole indispensabili per chi va in montagna (era infatti dotato di tutta l'attrezzatura del caso) non sono state sufficienti. Il suo corpo è stato avvistato sotto la Cima Manera, a circa 2.100 metri di altezza, dopo una probabile caduta dall'alta via dei Rondoi per circa 200 metri, che gli ha provocato numerosi traumi risultati fatali. Poiché l'uomo era impegnato in un'escursione in solitaria, nessuno ha assistito alla caduta e il ritrovamento del suo corpo è avvenuto in maniera quasi fortuita, in seguito a una chiamata di soccorso da parte dei compagni di escursione che erano stati invece testimoni del tragico volo dell'altra vittima di questa domenica, il 46enne Francesco Mizzau, nativo di Udine ma residente a San Giorgio di Nogaro, sposato e impiegato come operaio nella sede di Torviscosa della casa farmaceutica Bracco.

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