SAN VITO - Chiedeva giustizia dopo aver patito gli effetti collaterali di una protesi che gli aveva causato una dolorosa infiammazione, combattuta inutilmente per due anni, fino a scoprire che aveva uno pseudo tumore all’anca provocato dalla stessa protesi.
Due medici dell’ospedale di San Vito e rappresentante che ha commercializzato il prodotto hanno rischiato un’imputazione coatta per lesioni plurime aggravate. Così non è stato. Il gup Roberta Bolzoni ha accolto la richiesta di archiviazione. Protagonista una 52enne di Gradisca a cui nel 2004, all’ospedale di San Vito, era stata impiantata una protesi d’anca in metallo che, in seguito all’azione meccanica, rilasciava ioni di cobalto, cromo e nichel.
Ultimo aggiornamento: 11:39
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