«Lega ladrona e Zaia mafioso», l'insulto social costa al pordenonese i lavori socialmente utili

Commenti pesanti lasciati con il profilo Instagram. Il presidente del Veneto ha querelato il 43enne di Roveredo in Piano per diffamazione

Giovedì 29 Febbraio 2024 di C.A.
«Lega ladrona e Zaia mafioso», l'insulto social costa al pordenonese i lavori socialmente utili

PORDENONE - I commenti su Luca Zaia, lasciati con il profilo Instagram "marcogattaccio", erano stati così "graffianti" da indurre il presidente del Veneto a querelare un 43enne pordenonese per diffamazione. Nel maggio 2020 Zaia si è sentito dare del «mafioso» insieme a «tutta la Lega ladrona berlusconiana» nell'ambito di una discussione sul Mose e la giunta Galan.

Una diffamazione aggravata dall'utilizzo di internet? Sì, secondo la Procura di Pordenone, che ha indagato Mario Del Piolungo, residente a Roveredo in Piano, alle porte del capoluogo del Friuli Occidentale.

In tribunale, il confronto tra le parti

Zaia ha querelato, ma non si è costituito parte civile. Non insegue alcun risarcimento. Il processo si è instaurato davanti al giudice monocratico Alberto Rossi, che alla prima udienza, come è di sua abitudine in questi casi, ha chiesto se c'era la possibilità di trovare un accordo, ad esempio la pubblicazione una lettera di scuse sui giornali firmata dall'imputato. Ma il confronto tra le parti non c'è stato. La difesa - rappresentata dall'avvocato Silvio Albanese - ha cercato senza successo un contatto con l'avvocatura della Regione Veneto. L'ultima e-mail risale a una settimana prima dell'udienza, ma è rimasta senza risposta.
Ieri il legale ha proposto al giudice un'alternativa: la messa alla prova del suo assistito. La proposta è stata accolta. Sarà adesso l'Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) a predisporre un programma di lavori socialmente utili che, se portato a compimento, estinguerà il reato.

L'origine della vicenda

La vicenda risale al 9 maggio 2020. Sul profilo Instagram di un utente si parla del Mose e delle conseguenze dell'inchiesta. La discussione è accesa e le mani picchiano forte sulle tastiere. Anche Del Piolungo interviene. Lo fa precisando che Zaia non era stato indagato, ma osserva anche che non è possibile «farci credere che Zaia non sapesse nulla, beh vada a dirlo ai suoi simili perché qui non abbiamo l'anello al naso». Sarebbe finita lì se non avesse proseguito dando al governatore del Veneto del «mafioso con le mani in pasta ovunque», commentando negativamente il fatto che avesse inaugurato il Mose con Berlusconi. Nell'affondo finale mette ancora in dubbio l'operato di Zaia, sottolineando che a pagare è stato l'allora governatore Galan, «ma dentro c'era tutta la lega ladrona berlusconiana e parte della sinistra».

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