«Solo il 20% dei medici e degli infermieri si vaccina contro l'influenza. E questo è uno scandalo che non può essere accettato». Il professor Umberto Tirelli, 74 anni, già primario del Centro di riferimento oncologico (Cro) di Aviano, non usa giri di parole. Oggi l'influenza continua a stringere la presa. Oltre ai ricoveri, però, gli ospedali sono in difficoltà anche perché molti professionisti sono a casa in malattia, a loro volta colpiti dal virus.
Professor Tirelli, perché parla di scandalo inaccettabile?
«Perché è anche una questione di etica. Il vaccino antinfluenzale è efficace: non azzera i contagi ma sappiamo per certo che riduce gli effetti. Davanti a questo, non è accettabile che il 20% del personale sanitario che ruota attorno ai pazienti ricoverati, spesso particolarmente fragili, non sia vaccinato e di conseguenza non li protegga dal contagio».
La scarsa adesione dei camici bianchi alla campagna antinfluenzale è un dato storico, che nemmeno l'emergenza Covid ha cambiato.
«È questo il primo problema. Le amministrazioni e le direzioni sanitarie dovrebbero fare una pressione maggiore affinché le persone decidano di vaccinarsi».
Renderebbe il vaccino antinfluenzale obbligatorio per i sanitari?
«Non dico questo, ma bisognerebbe essere decisamente più incisivi: non è possibile che il professionisti che lavorano nel mondo della sanità non sentano il dovere di proteggere i loro pazienti».
Chi sceglie di non vaccinarsi sottolinea che le possibilità di contagio sono molteplici.
«Ovvio che ci sono anche altre vie di contagio. Ma da parte dei medici e degli infermieri, in primis, dovrebbe finalmente passare un messaggio diverso».