La storia dei caschi di Formula 1 progettati da un ingegnere cordenonese è nota. Fu raccontata un anno fa su queste pagine. Ma ora Lucio Zancai, l'artista che disegna gli oggetti supertecnologici che ogni domenica indossano i campioni delle quattro ruote racconta tutto. E spiega come la provincia di Pordenone l'abbia spinto ad andarsene. Precisamente in Bahrein, dove ora lavora per il colosso Bell, quando invece tutto si sarebbe potuto fare nell'hinterland pordenonese, dove Zancai è nato e dove rientra ogni volta che può. «La storia - racconta - risale a circa 7 anni fa, quando chiesi aiuto alle banche per mantenere il fulcro della ricerca e sviluppo sui caschi da competizione in provincia, e in particolare a San Quirino». La risposta è la sintesi di una storia di poca lungimiranza e scarsa attenzione nei confronti delle novità. «Mi risero dietro - spiega Zancai -. Anzi, me lo scrissero proprio. La mia idea era una fantasia, dettata magari dalla passione per la Formula Uno».
Nessuna possibilità d'appello, perché anche la Regione non diede retta all'ingegnere visionario di Cordenons, che immaginava un centro di eccellenza mondiale a due passi da casa. Così adesso lavora in Bahrein, dove l'azienda Bell ha scelto di spostare la ricerca applicata ai caschi da corsa. Il Regno del Bahrein è un porto franco e la tassazione è minima. Addio Italia, addio Cordenons. «Ma non per sempre - puntualizza Zancai - perché l'idea ce l'ho ancora. È relativa allo studio sull'elettronica applicata ai caschi».
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