Allarme della Coldiretti, il fotovoltaico minaccia l’agricoltura. «Frenare le multinazionali»

Gli agricoltori friulani nel mirino delle multinazionali. Per affittare un ettaro offrono anche 3mila euro al mese

Mercoledì 6 Marzo 2024 di Marco Agrusti
Allarme della Coldiretti, il fotovoltaico minaccia l’agricoltura. «Frenare le multinazionali»

Le aziende sono colossi veri e propri. Quasi nessuna ha la sede in Italia e meno che meno in Friuli Venezia Giulia. Sono multinazionali pronte ad “azzannare” (in modo lecito, è ovvio) un mercato potenzialmente infinito. E soprattutto invitante. Arrivano dagli agricoltori friulani e presentano delle offerte “imbattibili”. E soprattutto sono dappertutto, con una forza contrattuale che al momento nessuno riesce a contrastare. Nemmeno con un quadro normativo. Sì, perché come sempre a vincere a mani basse è la legge del mercato. Il risultato è sotto gli occhi: sempre più terreni agricoli della nostra regione si stanno trasformando o rischiano di trasformarsi in enormi parchi fotovoltaici.

Produrranno energia, certo, ma si dirà addio alle coltivazioni. 


IL NODO
La provincia di Udine come quella di Pordenone. Ci sono piani già messi virtualmente a terra - come quello di Pavia di Udine (46 ettari e 30 Megawatt di potenza sulla carta) e progetti pronti a partire anche nel Friuli Occidentale. È l’impennata degli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli e l’intera operazione si regge su dei pilastri che economicamente non fanno una piega. Alle spalle, infatti, ci sono i soldi. E sono tanti, subito. 
Si deve partire necessariamente da un esempio. Le aziende multinazionali che si presentano alla porta degli agricoltori del Friuli Venezia Giulia cosa fanno? Hanno in mano una proposta trentennale. In pratica propongono di prendere in affitto uno o più campi per un trentennio, con l’obiettivo di sostituire mais, grano e vigne con pannelli fotovoltaici in grado di produrre energia pulita. Pulita, sì, ma a scapito della capacità di produrre cibo e foraggio del Friuli Venezia Giulia. Come detto, alla base di tutto ci sono i soldi. Le multinazionali su questo punto sono imbattibili, perché riescono ad offrire anche fino a 3mila euro per ogni ettaro all’anno. E se spalmati sui trent’anni di affitto proposti agli agricoltori, ecco che il guadagno diventa assolutamente evidente. 


IL CONFRONTO
Una convenienza che spaventa molti e che fa gola a tanti altri, soprattutto in un momento in cui i guadagni netti del settore agricolo portano i trattori in piazza per protestare. 
Ad oggi, infatti, la rendita media di un terreno seminato, quindi non invaso dai pannelli fotovoltaici ma ancorato alla tradizione, ammonta a circa 500 euro per ogni ettaro. Il paragone è evidente: le multinazionali dell’energia pulita pagano l’affitto sei volte tanto. A chi conviene, a questo punto, mantenere una coltivazione tradizionale se dietro l’angolo c’è la possibilità di convertire il proprio terreno e di sfruttare la produzione di energia da parte di terzi?

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LA PROTESTA
La Coldiretti è sulle barricate. «Chi fa parte della nostra associazione di categoria - taglia corto il presidente pordenonese Matteo Zolin - non mette il fotovoltaico al posto delle coltivazioni. Noi abbiamo sposato una linea ben precisa ed è quella che prevede l’installazione dei pannelli, sì, ma solamente sui tetti o sui capannoni e con lo scopo dell’autoconsumo. Lavoriamo anche all’implementazione di nuove tecnologie, che prevedono i pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli ma a tre metri da terra, in modo tale da far convivere anche la semina e la coltivazione. Chiaramente si tratta di un metodo molto più costoso. Per quanto riguarda l’assalto delle multinazionali, per noi si tratta di un fenomeno puramente speculativo e per questa ragione assolutamente preoccupante. Si arriva a superare anche i 3mila euro di affitto per il singolo ettaro su base annuale. Lo Stato deve muoversi e specificare a stretto giro quali possono essere le aree idonee e quali no. È ovvio che l’affare fa gola: chi vive di agricoltura vede raramente quel denaro». 

Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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