Esuberi e nuovi robot in fabbrica Parte il confronto alla Electrolux

Mercoledì 29 Agosto 2018 di Davide Lisetto
Esuberi e nuovi robot in fabbrica Parte il confronto alla Electrolux
PORDENONE - All'ordine del giorno la situazione in tutti gli stabilimenti italiani di Electrolux: il numero di esuberi che resta da gestire, l'utilizzo futuro degli ammortizzatori rimasti nel serbatoio, l'orario e i volumi produttivi. Ma nel futuro delle quattro fabbriche Electrolux (escluso il Professional) in Italia c'è anche un'altra questione che diventerà decisiva e cruciale: quella degli investimenti sull'automazione delle linee produttive. L'accordo salva-fabbriche firmato nel 2014 con il governo Renzi è scaduto. È arrivata l'ora di fare il punto sulla situazione e di stabilire le linee guida per il futuro del gruppo. Tenendo presente che c'è ancora la concorrenza - in particolare per Porcia - degli stabilimenti polacchi.
 
GLI INCONTRIIn agenda ci sono già due importanti incontri. Il primo il 4 settembre tra i vertici aziendali e il sindacato nazionale e locale dei metalmeccanici. Il secondo appuntamento è per l'8 ottobre quando al ministero dello Sviluppo economico le parti si incontreranno proprio per capire cosa fare rispetto alla scadenza del piano 2014. I summit serviranno proprio per capire quanti siano gli esuberi rimasti anche dopo il piano di fuoriuscite volontarie incentivate - l'ultimo bonus scaduto a inizio estate per i dipendenti che decidevano di lasciare il gruppo era di 70 mila euro lordi -: per Porcia informalmente l'azienda conferma che le eccedenze siano un'ottantina. Il numero che è indicato nel piano di rioccupazione siglato già nei mesi scorsi con la Roncadin di Meduno: finora però quel piano è rimasto lettera morta in quanto nessuno degli addetti di Porcia ha mostrato interesse a trasferirsi per andare a lavorare nello stabilimento delle pizze surgelate pur abitando in pedemontana. Certo è che il sindacato farà di tutto per portare l'azienda ad azzerare il numero di esuberi. Anche, eventualmente, ripensando l'assetto orario per di non arrivare ai licenziamenti.
ROBOTIZZAZIONEI volumi sono in calo, non è escluso che nell'ultima parte dell'anno si torni all'orario ridotto di sei ore. Il sindacato richiama piuttosto l'attenzione - anche delle istituzioni e del territorio - su un'altra questione che sarà cruciale. Stoccolma ha previsto un investimento enorme di circa 650 milioni per aggiornare tecnologicamente tutte le fabbriche in Europa, sia quelle italiane ma anche quelle dei Paesi dell'est. Fondi che saranno destinati in particolare all'automazione e alla robotizzazione dei siti. Fare arrivare una parte di quei soldi a Porcia - sottolinea il sindacato - sarebbe un buon risultato che metterebbe al sicuro per almeno un po' di anni lo stabilimento. A Porcia infatti molti impianti sono ormai vecchi e obsoleti e richiederebbero cospicui investimenti. È sulla ripartizione di questi investimenti che si giocherà la vera partita del futuro assetto delle fabbriche. E per Porcia è necessario tenere presente una situazione che era già stata evidenziata dai vertici italiani del gruppo nel 2017 nel corso dell'ultima verifica ministeriale con il precedente governo. Il prodotto di Porcia non è più in grado di ricevere apporti in automazione. Come dire: il tipo di lavatrici prodotte non è in grado di assorbire ulteriore robotizzazione, già piuttosto spinta. Per robotizzare ulteriormente le linee sarebbe necessario cambiare modello di prodotti con le conseguenze che questo comporta in termini di investimenti. Oltre che di possibili nuove eccedenze, se non gestite con incrementi di volumi. Intanto, nei prossimi giorni comincerà il confronto tra azienda e sindacati sul dopo-piano. Con una novità: al tavolo del 4 settembre siederà per l'ultima volta il responsabile delle relazioni industriali Marco Mondini: il prossimo 17 settembre, come annunciato a luglio, il manager dopo vent'anni (e dopo aver gestito la non facile fase della crisi degli ultimi cinque anni) lascerà il gruppo per una compagnia telefonica e il suo ruolo passerà nelle mani di Ruben Campagner.
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