CANEVA (PORDENONE) - La strada Cima La Costa non potrà più essere sbarrata all’altezza della proprietà di Udilla Marcolin perché, come interpretato dal Tar del Friuli Venezia Giulia esaminando la delibera 12/2015 fatta propria del Comune di Caneva, il tratto fa parte della viabilità minore ad uso pubblico.
LA VICENDA
L’interpretazione non convince Gerin, che nella sentenza intravede contraddizioni che gli fanno pensare a un ricorso al Consiglio di Stato. E non solo. Il Tar osserva che la questione della «semplice presunzione di uso pubblico» stabilita dalla delibera 12/2015 (non è stata impugnata) andrebbe risolta altrove, in sede civile o con un accordo tra le parti per la «risolutiva e chiara definizione dell’assetto degli interessi in gioco». La strada è inserita nell’elenco della viabilità minore ed è stata classificata ad “uso pubblico”. «Non essere adibita al pubblico transito (di mezzi) non vuol dire - si legge nella sentenza - che non resti comunque destinata a pubblico uso». Insomma, un gioco di parole il cui effetto incide sulla libera percorribilità del tratto di proprietà della famiglia Marcolin.
IL BRACCIO DI FERRO
In passato la proprietà aveva autorizzato la realizzazione di una pista forestale consentendo il transito alle guardie per motivi di servizio. Nel 2019 la Regione fa rimuovere il cartello che indicava il divieto di transito (legge regionale 15/91 n. 15) specificando che la strada non è pubblica, ma privata. Quattro anni prima il Consiglio comunale aveva invece adottato la delibera 12/2015 decretando che quei 200 metri potevano essere considerati viabilità minore. La strada viene tuttora usata da ciclisti, cacciatori o escursionisti che però passano nel giardino della famiglia Marcolin, che posiziona sbarramenti che vengono puntualmente rimossi.