Triplicate le vittime del gioco:
le donne sono più a rischio

Mercoledì 11 Maggio 2016
Triplicate le vittime del gioco: le donne sono più a rischio
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PORDENONE - «Negli ultimi anni la dipendenza dal gioco d’azzardo è triplicata, qui in provincia così come nel resto d’Italia: un Paese schizofrenico che promuove e spinge le sfide alla dea bendata, creando così enormi problemi sociali, dai quali, però, ci si deve salvare da soli. Certo uno si può salvare anche se il bombardamento viene fatto a tappeto, ma è un caso non un una regola». Pillole di saggezza, queste, di Rolando De Luca, psicologo, responsabile del Centro di terapia di Campoformido per ex giocatori d’azzardo, unico in regione, diventato un punto di riferimento anche per centinaia di naoniani disperati. Sostenuto dall’Agita (Associazione degli ex giocatori d’azzardo e delle loro famiglie) il Centro proprio domenica illustrerà i risultati ottenuti con un trattamento di terapia di gruppo, svoltosi nell’arco di tre anni, che ha fatto uscire dal tunnel della dipendenza un nutrito gruppo di persone.

«In 180 ce l’hanno fatta - considera De Luca, 62 anni, dei quali 23 trascorsi in prima linea al Centro - ma ne rimangono in cura altri 220. A salvarsi - spiega poi, tracciando una sorta di identikit del giocatore patologico - sono per lo più i maschi, che arrivano da noi attorno ai 40 anni. Gli uomini di solito possono contare su una rete di relazioni, su una famiglia attenta, e per questo riescono ad affrancarsi. Le donne, invece, che complessivamente sono il 15% dei presi in carico, arrivano da noi come ultima spiaggia, dopo aver dilapidato capitali e distrutto relazioni: sono sole e spesso irrecuperabili». Farcela non è certo una passeggiata e De Luca, che durante le terapie non disdegna di chiamare in campo Totò, Troisi e il Simposio di Platone, sottolinea che si devono accumulare sulle spalle circa 1.200 sedute, una alla settimana. E neppure entrare in un gruppo terapeutico è facile: si deve prima fare un percorso personale e poi passare un "test di ammissione" con l’impegno di seguire in maniera ferrea le regole. Ma gli effetti alla fine si vedono, poichè le assenze sono limitatissime, e il tasso di disoccupazione è dell’1 per cento. «Il gruppo, del quale fanno parte anche alcuni familiari, incentiva la ricerca del lavoro, anche per otto ore al giorno se necessario - sottolinea De Luca - e nell’arco di 3 o 4 mesi uno pur adattandosi, trova un’occupazione».

I problemi dell’azzardo, conclude l’esperto sono in crescita e continuando di questo passo fra tre anni il business raggiungerà i 100 miliardi l’anno. Senza contare il gioco on line, che permette a tutti di accedervi senza dare nell’occhio. Lo stato incentiva il gioco e anche i baristi spesso diventano "vittime" delle macchinette che mettono a disposizione dei clienti. E a nulla valgono le offerte di sgravi fiscali promessi a chi se ne libera. Noi abbiamo lanciato l’allarme ancora nel 2000, ma è caduto nel vuoto. E di patologia e rimedi non si parla ormai quasi più».
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