​«Assunzioni di personale civile italiano, la Base Usa viola gli accordi»

Martedì 27 Novembre 2018 di Davide Lisetto
«Assunzioni di personale civile italiano, la Base Usa viola gli accordi»
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PORDENONE-  La battaglia dei lavoratori civili italiani della Base di Aviano contro quelle che il sindacato ritiene assunzioni illegittime di civili americani rischia di scontrarsi contro un muro di gomma. A quasi un anno dalle denunce e dalle richieste di chiarimento inoltrate a tutte le autorità italiane (tra le altre a ministeri competenti e Ispettorato del lavoro sia locale che nazionale) non c'è stata alcuna risposta. E a sette mesi dalla presentazione di un circostanziato esposto alla Procura della Repubblica di Pordenone nulla si è mosso. «Anzi - hanno denunciato ieri i delegati sindacali del personale dell'Usaf di Aviano Eugenio Sabelli (Cisl) e Angelo Zaccaria (Uil) - nei tavoli di confronto l'arroganza è aumentata. Quasi che i vertici americani, visto il silenzio delle istituzioni italiane e della politica, si sentissero autorizzati a non rispettare le nostre norme. Diventa persino difficile applicare le regole del nuovo contratto nazionale siglato solo pochi giorni fa e valido per tutte le basi italiane». È per questo che il sindacato ha deciso di innalzare il livello della protesta. E come prima azione è stato annunciato un sit-in di protesta davanti alla Prefettura.

PAVENTATA CHIUSURA
Il sindacato non esita poi a parlare anche di un ricatto che i vertici dell'Usaf avrebbero paventato sulla chiusura della base «se quei posti ai civili americano non potranno più essere assegnati». «Siamo a questi livelli - aggiungono i due sindacalisti - mentre stiamo parlando di posti di lavoro che spetterebbero agli italiani». Il nodo è quello per il quale nel maggio scorso è scattato anche l'esposto alla magistratura. In sintesi, il sindacato ritiene che gli ex militari in pensione e i coniugi dei militari dell'Air Force, che non siano direttamente al seguito della missione militare, non abbiamo il permesso per lavorare. «Non hanno titolo - insistono i rappresentanti dei lavoratori civili italiani - a lavorare sul territorio italiano. Lo dicono le nostre leggi e i trattati internazionali, quei posti spetterebbero agli italiani. E su questo, nei mesi scorsi, avevamo avuto il conforto, con tanto di lettere inviate a Roma, anche della Prefettura e della Questura di Pordenone. Poi tutto si è arenato». Ma di quanti posti di lavoro parliamo? «Sono circa 140 i posti - sottolineano Sabelli e Zaccaria che rappresentano i 718 dipendenti civili dell'aerobase pedemontana - persi negli ultimi anni. Ma oggi ci sono dai 300 ai 400 posti occupati dal personale americano che secondo noi non ha titolo per lavorare in Italia e sui quali andrebbe fatta la verifica. Sono posti di lavoro che dovrebbero essere delle famiglie del territorio. Visto che i vertici statunitensi ci tengono molto all'indotto e al territorio che, peraltro sta pagando una forte crisi occupazionale, sarebbe opportuno che rispettassero le norme, anziché trattarci come dei vassalli».

TUTTO BLOCCATO
Circa un anno fa sembrava che si arrivasse a un accordo, almeno per stabilire un tetto di personale Usa da assumere. «Avevamo avuto il conforto della prefettura che segnalò la situazione al ministero. Poi più nulla. Noi chiediamo solo di sapere se abbiamo torto o ragione. È così difficile - si chiedono - fare chiarezza?». E poi il sindacato si toglie un altro sassolino dalla scarpa. «Ci sentiamo abbandonati anche dal comando italiano del Pagliano e Gori. La base è italiana e gli accordi prevedono che il comandante italiano sia responsabile anche del personale civile e della sua tutela. Ma questo supporto - concludono sconsolati - ora non lo sentiamo».
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