Alpino vicentino morì nella campagna di Russia, dopo 80 anni ritrovano la sua gavetta in Friuli

A scoprire il recipiente militare il collezionista Edi Casagrande durante una visita in un deposito di ferro

Venerdì 8 Dicembre 2023 di Mirella Piccin
Edi Casagrande, collezionista che ha ritrovato la gavetta del soldato

AZZANO - «Quella mattina io e mia moglie Paola siamo partiti per andare in un deposito di rottami ferrosi vicino a Latisana.

Tra il ferro e altri oggetti ho trovato questa gavetta di alluminio della capienza di 2-3 litri delle truppe alpine, sporca, anche se qualcosa si leggeva». È una storia che comincia da lontano quella che unisce, come per destino, due vite che domani simbolicamente si incontreranno. Da una parte l’azzanese Edi Casagrande, che si è trovato tra le mani la gavetta, ciotola utilizzata per il rancio militare, di un soldato italiano impegnato nella disastrosa campagna di Russia, dall’altra parte lui, alpino artigliere da montagna, Luigi Camposilvan, del terzo reggimento Divisione Julia Gruppo Udine, arruolato nel reparto munizioni e viveri, nato a Recoaro Terme il 7 giugno 1920 e deceduto presumibilmente l’11 gennaio 1943. Domani, infatti, alla sede del Gruppo Alpini di Azzano Decimo, si terrà una breve e commovente cerimonia, alla presenza del capogruppo degli alpini, Sergio Populin, del sindaco Massimo Piccini, di una rappresentanza comunale di Recoaro Terme, rappresentati dell’Arma, Bersaglieri, e il coro Montecavallo che proporrà brani inerenti la Grande Guerra, il tutto si concluderà con il rancio Alpino. Ma alla cerimonia ci sarà la famiglia dell’alpino disperso, i pronipoti, che ritireranno la preziosa gavetta. In un secondo tempo, la teca con all’interno la gavetta, sarà consegnata al Museo Fondazione 3 Novembre di Recoaro perché ne custodisca la memoria e il ricordo.

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LA STORIA
Una storia incredibile, riemersa dal passato quasi per caso e grazie alla curiosità del collezionista, studioso e ricercatore della Prima Guerra Edi Casagrande, che si è trovato tra le mani la gavetta di un soldato italiano impegnato nella campagna di Russia. Sull’alluminio sporco e scrostato dal tempo era ancora ben leggibile il nome del militare. «Una volta tornato nella mia casa museo, Cà Vecia, l’ho lavata, facendo attenzione. C’era scritto “Albania 1941”, poi l’anno di nascita del militare, il nome e il cognome. Inciso anche il simbolo di un alberello. Ho fatto una ricerca online sulla banca dati dei Caduti e Dispersi della Seconda Guerra Mondiale ed è risultato: disperso. Forse l’averlo trovato è un segno del destino, io sono un alpino della terza artiglieria da montagna Divisione Julia». La storia di questo giovane è simile a quella di altri militari giovanissimi, rientrati dalla Grecia-Albania, per ripartire da San Giovanni al Natisone, verso la Russia. «Dopo la scoperta - continua Casagrande - ho chiamato il presidente della Fondazione 3 Novembre 1918, Giovanni Periz, che si occupa del Sacrario militare del Pasubio, chiedendogli se voleva aiutarmi in questa ricerca. Il desiderio era quello di restituire la gavetta alla famiglia. Disponibile fin da subito, si è messo in contatto con il sindaco di Recoaro Terme e con il capogruppo del Gruppo Alpini della cittadina, fino a trovare i pronipoti. Tra poche ore questo oggetto piccolo, ma pieno di significato, sarà consegnato alla famiglia. Una parte di lui vive in quella gavetta. Una scoperta che rimanda a sofferenze sconosciute, a drammi nascosti». E così da quel freddo passato in cui le gavette sono rimaste sepolte tra mille altri oggetti, riemergono stralci di vita di protagonisti di quella pagina di storia, sapientemente raccontata da Giulio Bedeschi nel volume “Centomila gavette di ghiaccio”, che racchiude la tragedia dell’Armir, l’armata italiana partita per la campagna di Russia, decimata dal freddo e dagli stenti prima ancora che dal fuoco.

Ultimo aggiornamento: 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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