Padova. Violenza, esplosione di casi tra le studentesse under 30: i numeri e le richieste di aiuto

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Serena De Salvador
Padova. Violenza, esplosione di casi tra le studentesse under 30: i numeri e le richieste di aiuto

Padova come centro nevralgico ed emblema delle Giornate nazionali del diritto allo studio universitario. Un'occasione unica per fare il punto sulla rete dei servizi a supporto degli oltre 70mila studenti dell'ateneo, ma anche e sopratutto per declinarli nell'ottica di un tema tanto preciso quanto urgente: la parità di genere. Nel Padovano l'anno scorso 213 sono state le ragazze con meno di trent'anni che si sono rivolte al Centro antiviolenza e quasi la metà sono studentesse.

Dati che non è più possibile ignorare.


Con questa consapevolezza si è svolta ieri la giornata organizzata dall'Associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario (Andisu) in collaborazione con Esu Padova, dove centrale è stata appunto la necessità di raggiungere la giustizia sociale per tutti gli studenti e le studentesse che non solo frequentano l'ateneo, ma che sono parte integrante del tessuto sociale, culturale ed economico cittadino. Una parità che passa dalla garanzia di servizi come borse di studio, posti letto e mense, ma anche dall'impressionante dato sulle violenze di genere patite dalle giovani donne.


Un cambio di passo determinante l'ha segnato l'omicidio di GIULIA CECCHETTIN: a lei è stata simbolicamente dedicata la giornata, tra i cui ospiti c'era anche il padre Gino


L'ANALISI


Nella sessione mattutina del convegno "Diritto allo studio. Un peso, una misura", nel sottolineare come la parità di genere sia presupposto imprescindibile del diritto allo studio, uno degli interventi è stato affidato a Mariangela Zanni di Centro Veneto Progetti Donna che gestisce il Centro antiviolenza di Padova, con l'illustrazione dei dati sulle donne under 30 che nel 2023 vi si sono rivolte. «Su 1.210 donne, di cui 55 ospitate nelle case rifugio ha spiegato , 231 avevano tra 18 e 30 anni. Un numero che negli ultimi anni è sempre cresciuto (nel 2022 erano 174, ndr) e su cui ha influito anche il femminicidio di Giulia. Un evento che per la prima volta ha mostrato il fenomeno non solo come tragedia personale ma come esito di un sistema socioculturale che vede le donne come succubi dello squilibrio di potere. Di queste 231 ragazze il 65,2% sono italiane e il 34,8% straniere».

«Ma chi sono le giovani vittime di violenza ha proseguito? Il 44,5% sono studentesse, universitarie, proprio come Giulia. E la violenza arriva quasi sempre da uomini della loro vita: compagni (23,5%), mariti (11%), ex (18%); ma anche familiari (25%) proprio perché le ragazze vengono maltrattate pure se non accettano modelli di comportamento imposti. Le violenze da estranei invece sono appena il 3%: il vero rischio è tra le mura domestiche. E a questa età le violenze più diffuse sono quella psicologica (36%), fisica (29,8%) ma anche, in aumento, sessuale (13%)».


E fanno riflettere anche i dati illustrati dal Centro di ateneo "Servizi clinici psicologici", che offre settemila visite l'anno e rileva molte studentesse con disturbi d'ansia e depressivi, in un'età in cui le malattie mentali hanno già un picco


UNITÀ DI INTENTI


«Abbiamo accolto con entusiasmo la possibilità di ospitare questo evento ha spiegato Giuseppe Maschera, presidente di Esu Padova . Intanto perché la vicenda di Giulia ci ha profondamente scossi: per citare Gino, "La normalità non rende immuni da queste tragedie". Ecco perché dobbiamo essere in prima linea.

E poi a Padova nel 1678 si laureò, prima donna al mondo, Elena Cornaro Piscopia

Siamo convinti che educare, e dare la possibilità ai ragazzi di venire educati, sia la chiave per prevenire le disparità e anche le tragedie». «L'articolo 34 della Costituzione sancisce il diritto allo studio ha aggiunto Alessandro Ciro Sciretti, presidente Andisu , che non è solo garantire posti letto, mense e borse di studio, ma un ecosistema di servizi, e crearvi uguali condizioni di accesso senza distinzione se non quella del merito». «Padova è da ottocento anni una città in cui vita civica e universitaria sono due anime che si intrecciano creando un motore di sviluppo sociale, culturale ed economico ha precisato l'assessora al sociale Margherita Colonnello . Oggi la forbice della disuguaglianza si sta allargando e per questo siamo orgogliosi di portare avanti tanti progetti per la parità».


«A Giulia è stato tolto il diritto di scegliere chi essere solo in quanto donna ha precisato Gino Cecchettin . Cultura ed educazione sono leve contro la discriminazione e per innescare il cambiamento, per superare gli stereotipi. Anche questo me lo ha insegnato Giulia. Studiava ingegneria, una disciplina ancora vista come maschile proprio a causa di pregiudizi e che invece offre sbocchi lavorativi ottimi. Precludendoli alle ragazze creiamo ulteriori future discriminazioni. Dobbiamo innescare un circolo virtuoso offrendo nuovi modelli femminili».


«Questo femminicidio ha travolto l'ateneo ha commentato la rettrice Daniela Mapelli : siamo quasi centomila, una piccola città, e abbiamo sentito la responsabilità di rispondere, sistematizzando le tante iniziative spontanee sorte dopo la morte di Giulia. Ne è nato, ad esempio, il progetto Uni.Re, che prevede sei filoni d'azione per due anni, finanziate con 250mila euro. Si va dai cicli di formazione e informazione ai vertici dell'ateneo per insegnare a captare i segnali della violenza e a intervenire, all'apertura di un punto d'ascolto e antimolestie, passando per assegni di ricerca sull'ambito. Ma essenziale sarà anche collaborare con le scuole medie e superiori, perché la lotta ai pregiudizi deve iniziare nella culla».

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