Ponso. Addio a Geremia, nella bara il papà ha messo lo zainetto per il viaggio nell'aldilà: la patente della moto per correre in paradiso

Sabato 24 Febbraio 2024 di Giovanni Brunoro
Ponso. Addio a Geremia, nella bara il papà ha messo lo zainetto per il viaggio nell'aldilà: la patente della moto per correre in paradiso

PONSO (PADOVA) - «Geremia ha amato tanto nella sua breve vita e ha combattuto fino in fondo. Con la sua forza d'animo è andato oltre ogni muro, anche quello della morte». Parole semplici, ma cariche di sentimento quelle di don Andrea Ceolato, che ieri mattina ha officiato le esequie di Geremia Fontana, il 14enne di Ponso morto martedì mattina a causa di un tumore osseo che in due anni lo ha poco a poco divorato.

Le esequie si sono celebrate alla chiesa parrocchiale alla presenza di centinaia di persone, che fin da un'ora prima dell'inizio della cerimonia erano entrate alla spicciolata per prendere posto. Un segno, l'ennesimo, dei tanti semi di affetto che il giovanissimo Geremia aveva seminato. «Vorrei che tutti vedessero quanto era grande il mio amore - aveva detto il padre Mirco il giorno prima delle esequie - Era il mio eroe e mi manca da morire». Nel corteo che ha seguito l'ingresso del feretro e poi sul sagrato l'amatissima Fantic 50 di Geremia.

IL RITO

Nella bara, per il padre la "navicella spaziale" di Geremia, Mirco ha messo lo zaino del suo ragazzo, con tutto ciò che serve per quel viaggio che lo accompagnerà nell'eternità. Ci sono la patente, conseguita per guidare la sua energica moto da cross, le foto con i famigliari, l'amico - un secondo padre - Vittorio Brumotti e l'inseparabile compagno di giochi Giovanni. Avrebbe dovuto essere la festa di Geremia e, nel rispetto del rito, lo è stata. Tante lacrime, tanta commozione, ma altrettanta serenità, in un momento in cui il dolore collettivo è stato veicolato verso la speranza. C'era Stefania Fochesato della Città della Speranza, una donna che ha fatto dei "suoi" bambini una vocazione e che non ha mai abbandonato la famiglia. C'erano i compagni di scuola delle elementari e delle medie - la classe 2009 - che hanno lasciato una corona di fiori davanti all'altare e appeso uno striscione: «Il tuo sorriso possa risplendere anche da lassù. Ciao Gere». E poi i nuovi compagni, quelli della prima geometri dell'Atestino, che Geremia ha avuto solo l'occasione di salutare un paio di volte; gli insegnanti, i catechisti; i colleghi della Komatsu, dove lavora Mirco; l'amministrazione comunale di Lozzo Atestino, paese di origine della famiglia; i carabinieri della compagnia di Este. Anche i negozi di paese si sono messi a lutto, appendendo un cartello: «Ciao Geremia. Le attività commerciali di Ponso si stringono alla famiglia».

LA PREGHIERA

La cerimonia è stata improntata alla sobrietà. Come prima lettura, è stato scelto un meraviglioso passo di Geremia, il grande profeta dell'Antico testamento: «Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d'Israele». Un omaggio ad un piccolo profeta della mitezza, proseguito con il famoso brano di San Paolo, l'inno alla carità, che viene descritta come paziente e benevola. E di quanta pazienza e sopportazione si è munito Geremia, passando per il viatico del dolore.

LA CANZONE

Don Andrea ha parlato al cuore dei ragazzi e ha citato Roberto Vecchioni, "Sogna ragazzo sogna": «E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere. La vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare». Poi riporta una toccante barra di Alfa: «Ho solo 20 anni, non so cos'è l'amore, ma a volte lo percepisco in un tramonto, in uno sguardo, in un disco. Non so chi mi ha creato, ma so che era innamorato». «L'amore che ci ha creati e che ci ha voluti - ha spiegato il sacerdote - rimane per sempre. Oltre il dolore ed il lutto. E Geremia continuerà ad accompagnarci nell'amore eterno, come è scritto nel passo del profeta». 

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