Alì, il ventenne accusato di "studiare" da terrorista: un genio informatico

Mercoledì 20 Dicembre 2023 di Marina Lucchin
Alì, il ventenne accusato di "studiare" da terrorista: un genio informatico

PADOVA - Un piccolo genio dell’informatica, diplomato a pieni voti all’Itis Primo Levi di Badia Polesine e ora studente modello di Ingegneria informatica al Bo. Amante dei gatti, appassionato di Bitcoin, passa il suo tempo a migliorare le sue prestazioni come programmatore. Esperto del linguaggio di alto livello Python, ha un profilo su GitHub, un sistema per la gestione dello sviluppo di software di tipo collaborativo, dove il nikname del suo profilo è “bored nerd”, che tradotto in italiano potrebbe suonare un po’ come “secchione annoiato”. È questo il profilo di Alì Abdelli, 20 anni, che abita con la sua famiglia a Merlara, cittadina padovana che sorge al confine tra il Polesine (dove Alì ha frequentato le superiori), il Veronese e il Vicentino. Per tutti: un bravo ragazzo. Per la Digos, coordinata dal sostituto procuratore Roberto Terzo, è invece un pericoloso islamico radicalizzato, che scambiava informazioni con una decina di soggetti pericolosi nel dark web, sui social diffondeva tutorial per spiegare come realizzare esplosivi utilizzando ingredienti comuni, di facile reperimento, ed esaltava gli attentati compiuti dai gruppi terroristici di matrice islamica. Tanto che il gip della procura distrettuale antiterrorismo di Venezia gli contesta le ipotesi di apologia ed istigazione a delinquere, aggravati dalla finalità di terrorismo e addestramento con finalità di terrorismo internazionale. 
Ieri il ventenne si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia ed è stato posto agli arresti domiciliari. Il suo avvocato Tamara Fattore ha chiesto l’accesso al copioso fascicolo in cui sono contenuti tutti i risultati delle indagini, proseguite oltre due anni, della Digos di Padova. 
 

LA FAMIGLIA
Per mamma e papà Abdelli e per la sorella di Alì è un fulmine a ciel sereno. I genitori sono arrivati in Italia oltre vent’anni fa, residenti in una ordinata casetta sulla strada provinciale che porta al centro del paese, dove sono nati entrambi i loro figli, e si sono rimboccati le maniche per far studiare i loro due ragazzi - il padre era un camionista - tanto che il successo scolastico di Alì è fonte di grandissimo orgoglio. «Sono tutte bugie - sbotta subito la madre - È un bravo ragazzo, è studioso. Non ha fatto niente. È tutto un grande errore». La sorella di Alì, preoccupatissima per il futuro del fratello e di tutta la sua famiglia, cerca di fare il punto della situazione. «È paradossale si sia arrivato a certe accuse basandosi sulle cose che aveva postato mio fratello - evidenzia - si tratta di “meme” (ovvero vignette, ndr) che si basano sul black humor. Freddure che a volte possono risultare un po’ forti, ma che nulla hanno a che vedere con jihad o terrorismo».
«Addirittura - continua la ragazza - lo accusano di voler fare una bomba utilizzando una vecchia macchina che ha comprato, ma che al momento non può ancora guidare perchè non è per neopatentati. Quindi era ferma, qui, dietro casa. O parlano di obiettivo sensibile perchè ha fotografato al tramonto una chiesetta qui vicino. È solo una foto, come ne fa tante».

La sorella di Alì si dice molto preoccupata: «Questi post non sarebbero stati considerati minimamente se fossimo una famiglia italiana. Invece noi siamo cittadini italiani ma nati da genitori immigrati e subito c’è chi pensa male. Noi qui ci viviamo, siamo gente per bene, cosa ne sarà di noi? Bisogna stare attenti a dare dei giudizi così che possono rovinare la vita delle persone». La ragazza evidenzia come suo fratello sia sempre stato un giovane affidabile: «Era anche capoclasse alle superiori. Aveva bei voti a scuola ed è sempre stato bravo e corretto. È tutto un grande errore». 
Alì nel 2019 aveva anche passato 40 giorni in un’officina del paese per il programma di alternanza scuola-lavoro. Il titolare, Giampaolo Boggian, è stupefatto: «Non era la sua specialità le meccanica, lui era bravissimo in informatica, sempre attaccato al cellulare perchè diceva di avere la passione per i Bitcoin. Quando era qui era un ragazzo tranquillissimo, non aveva le passioni dei ragazzini per le moto o le macchine. Lui diventava matto per le cose informatiche». 
Sconvolto il sindaco Daniele Boron: «Sono preoccupato e sbalordito, io sono un cristiano praticante e leggere che lui aveva nel mirino queste categorie mi fa sentir male. Credo che sia il mondo social che può portare a questo». 
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Ultimo aggiornamento: 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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