Nuova vittima della crisi a Nordest
Lascia un biglietto e poi si impicca:
morto l'editore Zanardi

Giovedì 13 Febbraio 2014
Giorgio Zanardi e la sua amata azienda
66
PADOVA - Un'altra tragedia colpisce Padova: il noto imprenditore padovano Giorgio Zanardi si è impiccato in azienda stamani all'alba. A trovare l'uomo privo di vita è stato questa mattina il capo reparto.



Giorgio Zanardi, era con il fratello Rodolfo titolare della Zanardi editoriale di via Venezuela a Padova (che ha una sede anche in Friuli a Maniago da un paio d'anni in gravi difficoltà finanziarie), notissima nel mondo dell’editoria, ha deciso di togliersi la vita nell'azienda dove era arrivato di prima mattina.



L'uomo è stato trovato con una corda legata al collo, nell'azienda e poco lontano dal suo ufficio. Sul tavolo un biglietto che parlava di ragioni economico-finanziarie all'ordine del suo gesto. L'azienda in pochi anni era passata da 300 a 110 dipendenti (la stragrande maggioranza dei quali oggi in cassa integrazione) e proprio pochi giorni fa, il 9 gennaio, aveva presentato richiesta di concordato.



L'azienda era nata negli anni 60: i fratelli Zanardi fondarono l'omonima legatoria che nel corso del tempo si è legata alla Legatoria Friulia a Maniago (Pordenone) e collaborazto con società come la Grafiche Lema, poi IPF e l'Editoriale Lloyd di Trieste, nonchè Ergon in Ronchi dei Legionari. (Gorizia) e uffici commerciali a Milano e New York.




«Una montagna di debiti»: così Mario Grillo, amministratore unico, inquadra la situazione finanziaria dell'azienda tipografica-editoriale di Padova, il cui titolare e fondatore, assieme al fratello, si è ucciso stamani.



«L'ultima volta che l'ho sentito è stato lunedì, era molto avvilito per la situazione finanziaria della sua azienda», così Mario Grillo inquadra la situazione finanziaria dell'azienda tipografica-editoriale di Padova, che dal 7 gennaio sta cercando di salvare in qualità di amministratore unico. Nei biglietti lasciati prima del suicidio dall'imprenditore, compaiono alcuni messaggi inequivocabili sui problemi finanziari dell'azienda e su alcuni problemi di salute.



«Una montagna di debiti - ha spiegato - che hanno fatto emergere anche degli errori di gestione. Ormai il rischio di dover chiudere era diventato veramente alto». La crisi ma anche qualche imprevisto, tra cui una liquidazione particolarmente dispendiosa di alcuni soci un paio di anni fa, sembravano infatti non lasciare molte alternative. In lacrime i dipendenti dell'azienda, quelli stessi che mesi addietro avevano accettato di non percepire lo stipendio pur di permettere il pagamento dei fornitori, e quindi la sopravvivenza dell'impresa.




Il 73enne imprenditore, sposato e con figli, abitava in via Garigliano a Padova. L'imprenditore lascia una moglie e due figlie, entrambe dipendenti dell'azienda di famiglia ed entrambe in cassa integrazione.




Dettagli e approfondimenti sul Gazzettino di Padova in edicola o nell'edizione digitale cliccando qui





Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 09:36

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci