«Sono tua figlia»: 22 anni dopo l'amore in Africa studentessa dà battaglia sulla paternità

Mercoledì 16 Febbraio 2022 di Luca Ingegneri
«Sono tua figlia»: 22 anni dopo l'amore in Africa studentessa dà battaglia sulla paternità
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PADOVA - Non era ancora maggiorenne quando ha iniziato ad inviargli i primi messaggi. É arrivata al punto di piazzarsi davanti al suo studio nella speranza di incrociarne lo sguardo. Tutto inutile. Per poter ottenere la dichiarazione di paternità non le è rimasto altro che rivolgersi ad un tribunale. É la commovente storia di Jeannette (nome di fantasia per tutelarne l’identità), ventiduenne studentessa senegalese che sta tentando in tutti i modi di comunicare con il padre, un notissimo professionista padovano oggi 72enne.

La ragazza non ha mai potuto vederlo di persona.

«Conosco la sua identità da quando avevo due anni – racconta – la mamma mi ha raccontato della loro storia d’amore. Quando si sono conosciuti lei aveva appena ventuno anni. Secondo la fede mussulmana non potevano tenere in piedi la relazione al di fuori del matrimonio. Hanno quindi deciso di sposarsi. Papà ha dovuto assumere un nome arabo. Per oltre un anno ha fatto la spola tra Padova e Dakar. Veniva a trovarla in media una volta al mese. Quando la mamma gli ha comunicato che era rimasta incinta è letteralmente sparito». Jeannette rivive con comprensibile dolore i momenti della sua difficile infanzia: «Mamma gli ha spedito le mie prime fotografie dopo il parto – rivela – sapeva benissimo di avere concepito una figlia ma non ha mai voluto conoscermi. Mia madre ha dovuto mantenermi da sola». La donna si è trasferita in Spagna dove ha trovato un impiego da badante: era l’unico modo per assicurare un’infanzia dignitosa alla bimba, rimasta a Dakar, con la nonna ed una zia. A quindici anni Jeannette ha scelto di trasferirsi in Europa, scegliendo la Francia dove vive tuttora. Ha conseguito il diploma magistrale alla facoltà di Economia dell’università di Nizza, ed è iscritta al corso biennale per la laurea specialistica in Marketing e Strategia commerciale. Svolge alcune attività saltuarie per mantenersi agli studi. É una ragazza coraggiosa e determinata. «Non ero ancora maggiorenne – spiega – quando ho deciso che volevo conoscere mio padre. Ho trovato il suo numero su internet e l’ho chiamato. Lui non ha mai voluto parlarmi». Nel 2019 Jeannette si è decisa ad affrontarlo di persona. Conosceva l’indirizzo dello studio del padre, a Padova. Per quattro giorni consecutivi si è piazzata nel bar prospiciente l’attività del genitore. Contava di vederlo, di potergli dire che quella ragazza dalla carnagione chiara, con i capelli ricci, era sua figlia. Purtroppo non c’è riuscita. «Lui sa che esisto – ribadisce la ragazza – gli abbiamo inviato fotografie, la corrispondenza con mia mamma e persino il certificato di matrimonio». La ragazza non ha mai ottenuto il riconoscimento paterno. Porta unicamente il cognome della madre. Sarà ora il tribunale di Padova ad occuparsi di questa vicenda. «Lui ha precisi doveri di padre e io voglio conoscere tutta la mia famiglia – tiene a precisare – non ne faccio una questione di soldi. Mi sono sempre arrangiata e sarà così anche in futuro». La difesa di Jeannette ha già chiesto al giudice di acquisire la prova regina obbligando l’anziano professionista ad effettuare la prova del Dna.
 

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 12:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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