Rapina choc a Padova: la vittima è un professore 61enne in pensione

Sabato 24 Novembre 2018 di Marina Lucchin
Rapina choc a Padova: la vittima è un professore 61enne in pensione
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PADOVA - Agguato e rapina. Momenti di terrore quelli vissuti ieri all'ora di pranzo da un professore in pensione che al volante della sua auto è stato bloccato, aggredito e costretto a consegnare tutto quel che aveva, un orologio e cento euro in contanti. Un'aggressione, però, che lascia aperti alcuni dubbi perché una tecnica simile solitamente viene utilizzata per compiere assalti a obiettivi precisi, come ad esempio i rappresentanti orafi.

IL FATTO Affiancato in auto e bloccato e poi rapinato. Violenza choc a Padova

Sul caso stanno indagando gli investigatori della Squadra mobile diretta da Mauro Carisdeo che hanno raccolto la denuncia dell'ex insegnante dopo il primo intervento di una Volante della questura. Sono le 13 quando il professore in pensione, 61 anni, residente a Limena, al volante della sua Fiat Punto imbocca via Cignaroli, una  stradina che dalla zona dello stadio Euganeo porta verso la città passando anche sotto la tangenziale ovest.  

Il docente nota sul ciglio della strada un uomo a piedi. In quel punto la via si fa ancora più stretta. E proprio lì, qualche metro più in là, si trova la strada bloccata da un'auto che sembra fare manovra come per procedere a una inversione di marcia. Il sessantunenne non può passare: suona il clacson un paio di volte. Un attimo dopo vede la sua portiera spalancarsi. Davanti a lui c'è quello stesso individuo che poco prima aveva notato fermo in piedi sul ciglio della strada. Non ha nemmeno il tempo di cercare di capire cosa sta succedendo che si ritrova una mano in faccia. «L'orologio, l'orologio», gli intima il bandito che è a volto scoperto. Il pensionato se lo toglie e lo consegna. Un orologio qualunque, di nessun particolare valore. «Portamonete, portamonete», dice allora il rapinatore. E lui tira fuori il suo portafogli dentro il quale ci sono due banconote da 50 euro. A quel punto il professore sente un botto. È come se il rapinatore avesse avuto un gesto di stizza colpendo l'auto perché pensava di trovarsi tra le mani un bottino migliore. Poi il bandito, assieme ad almeno un altro complice, si allontana a bordo di quella stessa macchina usata per bloccare la strada.

L'ALLARME
Il docente, sotto choc, telefona al 113. Immediatamente sul posto arriva una Volante della questura. Gli agenti, diretti dal vicequestore Michela Bochicchio, raccolgono la testimonianza della vittima. Il parabrezza della sua Fiat Punto è danneggiato, presenta una evidente ragnatela. Deve essere stato l'effetto del colpo che il docente aveva sentito. Un danno che non può certo essere stato provocato da un pugno. Evidentemente il bandito aveva un oggetto in mano. In un primo momento c'è anche l'ipotesi che possa essersi trattato di una mazza. Ma quando il pensionato si è presentato negli uffici della Squadra mobile per ricostruire l'aggressione, su questo particolare non ha saputo fornire dettagli. Di certo restano i segni sul parabrezza.

LE INDAGINI
Dopo aver messo nero su bianco la testimonianza della vittima, gli inquirenti hanno subito avviato le indagini.

La zona dove è avvenuta l'aggressione è abbastanza isolata e nessuno avrebbe assistito alla scena. Lungo la strada ci sono solo alcune villette. Il docente avrebbe spiegato di non avere avuto problemi con nessuno. Ieri stava semplicemente andando a portare la sua auto al concessionario per il tagliando prima di finire in un incubo in pieno giorno alle porte della città.

Ultimo aggiornamento: 21:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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