Trappola mortale sul fondale del lago per il professore padovano

Martedì 11 Dicembre 2018 di Gabriele Pipia
Enzo Giovanni Fontana
2

PADOVA - Sessantacinque metri in un minuto. Dal suo amato fondale alla superficie del lago di Garda, schizzando su come un missile incontrollabile. È morto così Enzo Giovanni Fontana, docente di elettrotecnica all'istituto Marconi di Padova, residente nel Padovano e originario di Valdagno, stroncato domenica mattina da un malore fatale durante un'immersione a Torri nel Benaco, nel Veronese.



A raccontare la dinamica della tragedia è il padovano Leonardo Zillo, istruttore esperto di sub. A lui i carabinieri hanno chiesto di ispezionare accuratamente l'attrezzatura subacquea del professore.
«Era tutto perfettamente funzionante e tutto configurato in modo corretto - assicura lui, ancora sconvolto -. Era uscito con altri due amici, entrambi sub esperti, che ad un certo punto durante l'immersione l'hanno perso di vista, come se lui si fosse staccato».
 
Aveva con sé due computer subacquei: «Abbiamo potuto vedere - prosegue Zillo - che gli ultimi dieci minuti prima delle risalita Enzo ha scelto di passare dall'apparato di respirazione a circuito chiuso, sofisticato apparecchio usato per prolungare l'immersione, ad un tradizionale apparato a circuito aperto. È una scelta che fai quando c'è qualcosa che non va: forse non si sentiva bene, oppure chi lo sa».
Emerge anche dell'altro dall'analisi dei dati digitali. «La risalita di 65 metri è durata circa un minuto - spiega ancora l'esperto -. Ma per una procedura del genere ci vuole mediamente un'ora». Il corpo senza vita è stato trovato a 250 metri dalla costa: i tentativi di rianimazione sono durati quaranta minuti ma non c'è stato nulla da fare.
IL FUNERALE
L'autorità giudiziaria ha già rimesso la salma a disposizione degli anziani genitori e della sorella. Non sarà effettuata alcuna autopsia, quindi, perché è stato accertato che Fontana è morto per cause naturali senza altre responsabilità. Il professore viveva da quattro anni a Selvazzano ma era originario di Valdagno, nel Vicentino. Per questo motivo il funerale sarà celebrato giovedì alle ore 10.30 a Magré di Schio, vicino a dove vivono i famigliari. Sempre qui domani alle 18 sarà recitato il rosario.
Distrutta dal dolore la fidanzata padovana, P.T., che continua a guardare e riguardare le vecchie foto che ritraggono il suo Enzo nei fondali marini e nelle rocce di montagna. «Anche l'insegnamento era una sua grande passione - racconta la donna, con la voce rotta dalla commozione -. Ogni volta che uscivamo a cena c'era qualche vecchio alunno che si fermava a salutarlo e ad abbracciarlo. Era adorato da tutti e pronto per tutti. Diceva sempre che gli studenti erano i figli che lui non ha mai avuto».
Lo conosceva bene anche Davide Riccardi, collega alla scuola Marconi ma anche sub di lungo corso ed ex sommozzatore dei vigili del fuoco. «Sono stordito - dice con un filo di voce -. Era un sub attento, io mi raccomandavo di essere sempre prudente e lui lo faceva coi suoi ragazzi. Ci mancherà tantissimo».
DESTINO COMUNE
Amante dei fondali, ma anche delle cime. Enzo apparteneva al Cai e conosceva bene Gianfranco Toso, il padovano di 50 anni scomparso l'8 luglio 2017 dopo un'escursione sul Monte Rosa e mai più trovato. Quel giorno avrebbe dovuto essere in Val d'Aosta anche lui, ma poi aveva dovuto rionuncuare per altri impegni. «Se ne va una persona splendida, un gigante buono. Ciao omone» è il saluto del gruppo speleologico del Cai padovano. «Era grande speleologo, speleosub e arrampicatore - assicura l'amico Jonathan De Checchi -. Aveva una forza incredibile, con lui non esisteva paura e tutto era possibile. Non ci sarà più alcun passo in grotta senza sentirlo al nostro fianco».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 15:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci