«Nello spazio anche la salute è un'avventura»: l'ex astronauta dell'Esa Paolo Nespoli racconta quella volta che «non trovava il cuore» durante l'ecografia

Domenica 24 Marzo 2024 di Marco Miazzo
L'ex astronauta dell'Esa Paolo Nespoli

«Houston, abbiamo un problema: non trovo il cuore». Anche un'ecografia nello spazio può diventare difficile. Lo sa bene Paolo Nespoli: eseguendo l'esame nella Stazione spaziale internazionale, l'ex astronauta dell'Esa si è presto reso conto che, non essendoci gravità, gli organi del corpo si spostano. Ospite d'onore per la giornata conclusiva del World Health Forum Veneto, Nespoli ha conversato con il direttore de Il Gazzettino, Roberto Papetti.

Tema dell'incontro: "Vivere in salute nello spazio".

L'ESPERIENZA
Dopo 313 giorni in orbita per tre missioni spaziali, Nespoli può dire di conoscere bene i problemi della medicina nello spazio, anche perché per una delle sue avventure ha dovuto svolgere un corso per medico: «Mi avevano insegnato a fare le ecografie, ed ero diventato abbastanza esperto, eppure le prime volte al posto del cuore mi sembrava ci fosse la nebbia della pianura Padana».


La microgravità complica tutte le operazioni sanitarie in orbita ed è un problema per le condizioni di salute degli astronauti. Incalzato da Papetti, Nespoli racconta aneddoti incredibili per chi vive con i pieni ben saldi a terra. «La gravità nella Stazione spaziale crea la sensazione di star sempre cadendo, perché finché si è in orbita la Terra esercita comunque la sua forza di gravità, ma è molto minore. I primi giorni sono i più difficili perché il corpo deve abituarsi: le prime volte che guardavo la Terra da lassù, era difficile godersi la vista, perché avevo un gran mal di schiena. Succede perché la spina dorsale si estende. Nelle prime settimane bisogna diventare extraterrestri perché le regole normali non funzionano più e, oltre ai dolori muscolari, bisogna fare i conti con la nausea».


Anche le azioni più scontate diventano difficili, come dormire: «A terra la forza di gravità ci tiene schiacciati al materasso, nello spazio serve tempo per imparare a dormire perché senza gravità è difficile trovare la propria posizione. Il cervello deve capire come orientarsi e imparare a dormire con la costante sensazione di star cadendo». Inoltre, in orbita la microgravità spinge tutti i fluidi verso l'alto, e dormendo si ha la sensazione di essere stesi su un piano inclinato: «Ci si sveglia la mattina e sembra di essere a testa in giù, adattarsi non è facile».


COME "CAVIE"
Durante le missioni della Nasa e dell'Esa, gli astronauti vivono spesso la sensazione di star facendo da cavie per gli esperimenti medici, questo perché è difficile capire come il corpo umano reagisca ai farmaci, con coordinate gravitazioni diverse. Nespoli racconta di aver svolto tanti test sul suo corpo: «Con l'Esa ho fatto un esperimento per misurare il cambiamento di forza muscolare e verificare come cambia la capacità muscolare di svolgere lavori. Spesso abbiamo preso medicine che dovevano fermare il processo di osteoporosi (malattia che indebolisce lo scheletro, ndr), senza sapere l'effettiva efficacia del farmaco. A terra, per capire se un farmaco funziona, si usano indagini statistiche, ma il problema è che non ci sono mille astronauti per fare esperimenti».
Ad un certo punto la Nasa si è resa conto che gli astronauti quando tornano sulla Terra hanno spesso problemi di vista. «Molti astronauti non vedevano bene perché, come il cuore si sposta, anche la retina e il nervo ottico si spostano e possono risultare danneggiati in modo permanete quando si torna a Terra». Nespoli ci vede ancora benissimo, ma dalle missioni il suo corpo ha subìto delle conseguenze. «Al termine di una missione hanno voluto analizzare le condizioni del mio scheletro, e hanno scoperto che in sei mesi avevo perso il 5% del calcio nelle ossa. Il punto è che non si perde la stessa quantità in modo omogeneo: io ho perso molto peso osseo, che non ho ancora ripreso e non so se riuscirò a riprendere. Ci sono ancora studi a riguardo, ma poche certezze».


LA RICERCA
Quest'ultimo aneddoto di Nespoli può essere un piccolo esempio delle ricadute positive che la medicina nello spazio può portare a chi vive sulla Terra: «Le condizioni diverse che il corpo vive sulla Terra danno l'opportunità ai ricercatori di capire molte cose del corpo e riportarle nella vita di tutti i giorni spiega l'ex astronauta . Anche la perdita di calcio nelle ossa, fenomeno che succede sempre nello spazio, permette di sperimentare nuovi farmaci che potrebbero essere una salvezza per molti anziani che soffrono di osteoporosi».


IL PLAUSO
Ecco spiegato perché la medicina volge oggi il suo sguardo al cielo. E al Centro Congressi nella Fiera di Padova, il World Health Forum Veneto non poteva esimersi da portare questa prospettiva. Come sottolineato dal presidente Luca Zaia: «La multidisciplinarietà è la chiave di volta per dare risposte adeguate ad un mondo complesso. In tal senso ringrazio l'ex astronauta Paolo Nespoli che ha accettato di essere ospite dello spazio di Regione del Veneto per parlare delle nuove frontiere dello spazio a supporto dell'evoluzione delle scienze mediche e dei servizi sanitari».


Il futuro della medicina passa per la ricerca aerospaziale: «Da tempo la Regione sta investendo nel campo aerospaziale sottolinea Zaia . Infatti, dal 20 al 22 maggio Venezia accoglierà la seconda edizione dello Space Meetings Veneto, un ecosistema capace di creare connessioni con tutta la filiera economica dello spazio, che occupa più di 5mila addetti in 260 aziende e mira a creare le opportunità per i giovani innovatori europei per attirarli nel nostro mondo industriale. Siamo convinti che questo settore sia strategico tanto a livello scientifico quanto economico».

Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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