Università di Padova, il rettore Rizzuto: «Servono più fondi per la ricerca»

Giovedì 7 Febbraio 2019 di Federica Cappellato
Il rettore Rosario Rizzuto
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PADOVA - «In occasione della cerimonia di inaugurazione del 797° Anno Accademico, auguro a questo Ateneo di continuare a operare con la capacità e la passione che tutta la comunità universitaria ha messo nella sua lunga storia e in questi anni, particolarmente fecondi per tutto il nostro personale docente, tecnico e amministrativo. In primis mi auguro, e non ho dubbi sia così, che la nostra Università mantenga il suo fervore e la sua capacità di essere istituzione leader nella ricerca scientifica e nella formazione dei giovani, e sappia rimanere costantemente presente ed efficace nel nostro territorio. Abbiamo un percorso che ci porterà a brevissimo agli 800 anni, e credo sarà particolarmente interessante avere lo stendardo così vicino: un’occasione ulteriore per raccontare cosa significa essere un’Università, una buona Università con valori fondanti di cui andiamo orgogliosi».
A parlare è il professor Rosario Rizzuto, ordinario di Patologia generale, domani alla sua terza inaugurazione di Anno Accademico in qualità di magnifico rettore. Tre settimane fa il docente è stato eletto nella prestigiosa giunta della Conferenza dei rettori delle università italiane, insomma, la stanza nazionale dei bottoni.
 

Professore, può tracciare un bilancio di questo triennio?
«La nostra è una Università grande, forte di tutte le aree disciplinari in cui si divide il sapere: questo può essere visto come motivo di complessità, 2300 professori, 61mila studenti, o come fattore di estrema ricchezza. Ovviamente io la concepisco in questa seconda versione: siamo un’Università ricca ovunque, di saperi, di passione. Ne sono fortemente legato, e da rettore percepisco che lo sono tutti i nostri dipendenti. Sul capitale umano abbiamo fatto un investimento importantissimo: adesso che sono a metà del mio mandato (scadrà il 30 settembre 2021, ndr), posso dire che in tre anni abbiamo proceduto a più di 700 assunzioni di personale docente, analogamente sul fronte tecnico-amministrativo: 160 nuove assunzioni, parlo di stabilizzazioni e progressioni di carriera o economiche».

Per contro, ha un dispiacere che le rode?
«Certamente il livello dell’investimento sull’istruzione superiore e sulla ricerca in questo Paese ancora non è soddisfacente. Per fortuna siamo un Ateneo che tiene il passo, che riesce ad essere apprezzato sul piano internazionale, abbiamo motivi di autentica soddisfazione. Ma se ci fermiamo, ci domandiamo con quali budget e ci confrontiamo col mondo esterno, bè ci rendiamo conto che il livello di finanziamento è molto distante dall’optimum e questo costringe a superiori fatiche. La mia delusione però la trasformo in aspettativa: che in futuro si cominci seriamente a credere che l’Università e la ricerca sono investimenti strategici e sugli investimenti strategici i fondi bisogna metterli, non si può pensare che i risultati arrivino senza un impegno economico. Il sapere dei nostri ragazzi è un punto di forza di cui non possiamo fare a meno e questa ormai è una consapevolezza della società».

È da un po’ che non si parla del nuovo ospedale. Come la vede?
«Nei mesi scorsi c’è stato un passaggio sostanziale con la firma concreta sull’accordo di programma, che ha poi permesso di stilare un cronoprogramma. Dobbiamo impegnarci tutti perchè i tempi morti siano eliminati, ma disporre di una tabella di marcia è sicuramente un punto di non ritorno. Quando avevamo noi la palla, abbiamo risposto molto rapidamente: un documento di visione della medicina del futuro e delle caratteristiche del nuovo ospedale lo abbiamo redatto in tempi rapidissimi, con l’apprezzamento di tutti».

L’annoso problema delle borse di studio per entrare nelle scuole di specialità in medicina: è questo il vero responsabile della carenza di camici bianchi?
«Ci vuole l’impegno di tutte le istituzioni. Da una parte diamo la maggiore formazione possibile, e questo ci è unanimemente riconosciuto, ci siamo e continueremo a esserci: è chiaro che in un momento di grande difficoltà, ci vuole sforzo congiuto. Noi ci metteremo l’impegno sulla formazione, ma è necessario che i numeri delle borse di studio crescano perchè i nostri studenti, bravi e richiesti anche all’estero, non possono non trovare sbocco nelle scuole di specialità».

Oltre al contenuto, anche il “contenitore” vuole la sua parte: il vostro piano edilizio triennale racconta di un investimento di 150 milioni.
«Le nostre attività spesso si tengono in spazi ristretti e non coordinati secondo i principi di efficienza. Finalmente l’ex Geriatrico è arrivato a completamento: contiamo di entrare nel nuovo polo umanistico nel prossimo anno accademico. Parliamo di una grandissima biblioteca che ospiterà 270mila volumi, 14 chilometri lineari di libri, sarà una delle più grandi biblioteche universitarie d’Italia, formidabile strumento di studio. Il polo ospiterà poi aule moderne, di nuova concezione: sarà insomma un campus umanistico di nuovissima concezione. Altro grande capitolo, la caserma Piave dove concentreremo le scienze sociali, le scienze politiche e la sociologia in un campus che, vi assicuro, sarà bellissimo».
Federica Cappellato
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Ultimo aggiornamento: 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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