PADOVA - Nel documento con cui chiede l'arresto dei principali indagati il pubblico ministero polesano Davide Nalin lo definisce un meccanismo semplice e lineare. Dietro alla voragine di debiti accumulati dal Padova Tre, società che si occupa della gestione dei rifiuti in numerosi Comuni, ci sarebbe una gestione inefficiente, capace di accumulare ingenti perdite, poi scaricate inevitabilmente a valle, sulle tasche dei cittadini fruitori del servizio. Con modalità elementari: sono i piani economico finanziari elaborati ad arte dal Padova Tre la chiave di volta del gigantesco ammanco - quantificato nell'ordine dei 40 milioni di euro - che ha investito la bellezza di 52 Comuni della Bassa.
Secondo l'accusa per coprire le ingenti perdite di una gestione a dir poco approssimativa, Padova Tre emetteva bollette per il pagamento della tassa rifiuti con importi decisamente superiori a quelli presenti nei Pef (una sorta di bilancio preventivo) approvati dai Comuni. Le verifiche compiute dalle Fiamme gialle sui conti di ogni singola amministrazione inchiodano gli amministratori della società alle loro responsabilità.
Ultimo aggiornamento: 12:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA Secondo l'accusa per coprire le ingenti perdite di una gestione a dir poco approssimativa, Padova Tre emetteva bollette per il pagamento della tassa rifiuti con importi decisamente superiori a quelli presenti nei Pef (una sorta di bilancio preventivo) approvati dai Comuni. Le verifiche compiute dalle Fiamme gialle sui conti di ogni singola amministrazione inchiodano gli amministratori della società alle loro responsabilità.
