Festeggiano la morte del cacciatore: animalisti finiscono a processo

Giovedì 17 Gennaio 2019
Festeggiano la morte del cacciatore: animalisti finiscono a processo
23
SAONARA (PADOVA) - «Poteva morire anche prima sto co... Altra carne marcia... Bene gli è preso un colpo». 
Con queste e altre frasi simili gli animalisti festeggiarono la morte del cacciatore I.S. L'uomo venne stroncato a 45 anni da un infarto, mentre stava recuperando un cervo abbattuto lungo il torrente Senaiga, il 6 novembre 2016, in territorio di Lamon (Belluno). Quel giorno sulle pagine social dei Cento per Cento Animalisti festeggiarono, incuranti del dolore della famiglia e della figlia minorenne che lesse quei commenti. Ora la Procura ha formulato l'accusa coatta, come ordinò il gip Vincenzo Sgubbi, dopo l'opposizione all'archiviazione presentata dalla famiglia, tramite il difensore, avvocato Enrico Tiziani. 
 
Alla sbarra è finito Paolo Mocavero, 60enne padovano di Saonara che è chiamato a rispondere di diffamazione aggravata tramite i social. «Ospitava una serie di commenti - recita l'accusa - e controllandone attivamente il contenuto contribuiva alla diffusione degli stessi, attraverso la gestione della bacheca Facebook, tanto da raggiungere un numero indeterminato di persone, offendendo l'onore e la reputazione del cacciatore deceduto». Ma non sarà l'unico a finire nei guai. Sono ancora in corso le indagini per dare un volto a tutti gli animalisti che quel giorno scrissero commenti diffamatori: anche loro finiranno a processo.
Dal post condiviso su Facebook quel 6 novembre 2016 si scatenarono commenti di ogni tipo, in barba al dolore della famiglia, arrivando ad oltre 150 frasi di puro odio. I post erano del tipo: «Perché non è morto prima», o ancora «Vai nella tua bara e... » e altri ancora, impubblicabili. Il sostituto procuratore Roberta Gallego, che indagò sul caso, aveva chiesto l'archiviazione. 
Ritenne non penalmente rilevanti quei post. Ma la moglie e la figlia non si diedero per vinte e si opposero a quella decisione. Il giudice accolse le loro richieste e ordinò il processo. 
«Molti dei commenti sono palesemente diffamatori perché offendono pesantemente l'onore della persona deceduta, prendendosi beffe di lui», aveva scritto il gip Sgubbi. 
Una prima vittoria per i famigliari che, tramite l'avvocato Tiziani, stanno cercando di difendere la memoria del loro caro ed evitare che quello che è successo a loro non accada a altri.
Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci