Quel reparto dove i piccoli malati
di leucemia ritrovano la speranza

Lunedì 14 Novembre 2016 di Sergio Frigo
Quel reparto dove i piccoli malati di leucemia ritrovano la speranza
PADOVA - Oncoematologia pediatrica padovana non è esattamente un nome accattivante, molto meglio quello della contigua Fondazione Città della Speranza, sorta nel 1994 per aiutare il reparto ospedaliero e diventata un marchio e un'impresa sociale di enorme successo: eppure dietro a quel nome burocratico e inevitabilmente legato a una grave malattia (la leucemia) si nasconde una storia straordinaria, costruita dal basso, sulla base di una grande dedizione, di studi appassionati, di valorizzazione delle competenze e delle vocazioni di ognuno, soprattutto di attenzione del personale sanitario ai bisogni dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. Una storia quasi cinquantennale di sconfitte e disperazione che diventano prima speranze e poi successi, se si pensa che la percentuale di sopravvivenza dei malati a cinque anni dalla diagnosi è passata dal 17% della fine degli anni 60 a quasi l'85% di oggi.

Una storia che ora viene raccontata da un insegnante padovano, in pensione dopo aver passato molti anni proprio fra i piccoli pazienti ospedalieri: Gianni Ballestrin ha intervistato molti dei protagonisti, a partire dal professor Luigi Zanesco, che fu il primo nel 1968, appena 33enne, ad occuparsi del piccolo reparto dove stazionavano brevemente i bambini malati prima di morire, poi il suo braccio destro Modesto Carli, le storiche infermiere determinanti nella riuscita del progetto, a partire dalla burbera caposala Teresa Volpato che ora si sta... godendo la pensione in India, lavorando con le suore di Madre Teresa, fino all'attuale primario, Giuseppe Basso e molti altri. Una storia intitolata, significativamente, A partire da zero (ed. Esedra, 15 euro), perché all'epoca erano a zero le conoscenze e le capacità di cura delle leucemie, a zero o quasi le speranze di vita dei piccoli malati, a zero persino i finanziamenti, stante la convinzione dei dirigenti sanitari che eventuali investimenti sarebbero stati soldi sprecati.

Il libro (presentato la scorsa settimana in Municipio a Padova con la presenza di tutti i protagonisti) racconta come questa ridotta di disperati, dove a volte erano gli stessi operatori sanitari a donare il sangue ai bambini, sia diventata negli anni un'eccellenza della sanità nazionale, con un reparto degenze, una sezione per i trapianti di cellule staminali, un day hospital/ ambulatorio, un laboratorio di diagnostica e ricerca emato-oncologica, uno per il trapianto e lo studio delle staminali e un altro per la biologia dei tumori solidi, una banca del sangue di cordone ombelicale, un ufficio dedicato alla gestione dei trials clinici, e inoltre servizi di psico-oncologia per i pazienti e per le famiglie, di consulenze telefoniche e per pazienti in assistenza domiciliare, di volontariato e di Scuola in Ospedale.
I proventi della vendita del libro andranno all'Ail (Associazione contro le leucemie-linfomi e mieloma) per il servizio di assistenza domiciliare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci