Adil, l'estremista islamico espulso
è stato incastrato dal fratello

Giovedì 31 Dicembre 2015 di Luca Ingegneri
Adil, l'estremista islamico espulso è stato incastrato dal fratello
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È scattata nel luglio scorso l’indagine sul fondamentalista islamico espulso due giorni fa dal nostro Paese. Sarebbe stato proprio il fratello Fouad a segnalarlo ai carabinieri. I due litigavano spesso per questioni religiose. Dopo l’ennesimo diverbio l’operaio aveva ritenuto opportuno denunciare le posizioni oltranziste di Adil. È da allora che gli investigatori del Ros hanno iniziato a monitorare il 37enne marocchino etichettato come «seria minaccia per lo Stato». Da quando era finito in cassa integrazione, circa sette mesi fa, il magrebino si era trasferito in via Moraro, a Monselice, a casa del fratello. Fouad lo ospitava e lo manteneva ma non ne condivideva l’atteggiamento integralista. Ne avevano discusso più volte in maniera animata. Il padrone di casa aveva segnalato il possibile pericolo ai carabinieri. E non lo aveva nascosto ad Adil quando quest’ultimo era venuto a saperlo da altri immigrati. Il 37enne aveva compreso di essere finito nei guai. Si era sbarazzato del computer e dei telefoni cellulari simulandone il furto con una dettagliata denuncia ai carabinieri.


Nel frattempo gli uomini del Ros si erano messi alla ricerca di riscontri. Avevano iniziato ad intercettare le conversazioni in arabo. Ed erano riusciti a raccogliere alcune frasi farneticanti pronunciate in casa, in compagnia del fratello, oppure al bar, assieme a connazionali. Adil si sentiva offeso e oppresso come musulmano per le iniziative contro gli appartenenti alla sua religione da parte di cristiani e ebrei. Ce l’aveva sia con l’Unione europea che con gli Stati Uniti per le azioni di contrasto all’Isis ed era intenzionato a vendicare il mondo arabo facendo esplodere la città di Roma «luogo da dove deve iniziare l’Islam». I carabinieri del Ros hanno raccolto le dichiarazioni e le testimonianze di chi l’aveva udito pronunciare questi appelli farneticanti. L’informativa è stata poi trasmessa al Ministero degli Interni per il provvedimento di espulsione. Adil è stato nel frattempo monitorato ma non si è mai mosso dal padovano. Negli ultimi mesi non avrebbe effettuato alcun viaggio all’estero. Gli investigatori stanno ora concentrando la loro attenzione sul contenuto delle chiavette Usb sequestrate nell’abitazione di Monselice. Al momento non vi sarebbero riscontri di collegamenti diretti con altre cellule fondamentaliste in Italia o all’estero. E non sono state rintracciate neppure e-mail di contatti con reclutatori del califfato.

È più probabile che Adil attingesse in rete le informazioni alla base delle «sparate» raccolte dal fratello e dagli amici. Ieri mattina l'associazione culturale islamica di via Negrelli ha aperto le porte della propria sede. «Qui non c'è spazio per la violenza - hanno spiegato i fedeli - ci dedichiamo alla lettura del Corano e alla preghiera. Siamo una comunità pacifica e integrata». Adil Bamaarouf aveva frequentato il centro fino al 2013, quando era stato allontanato.
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