La criminologa: ​«Il movente? Ai ragazzi basta un banale no»

Mercoledì 29 Marzo 2017 di Antonio Bochicchio
Roberta Bruzzone
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Dottoressa Bruzzone, che idea s'è fatta di questa vicenda?
(Roberta Bruzzone, 43 anni, crimonologa investigativa e psicologa forense, la sua lente d'ingrandimento puntata da anni su grandi casi di nera, dal delitto di Avetrana alla strage di Erba, ieri ha letto le cronache della tragedia di Selvazzano).
«Se i dati raccolti nel corso delle indagini vengono confermati e in base a quello che finora ho visto sul giornale, mi parrebbe, la cautela è comunque d'obbligo, il classico caso di omicidio volontario».

Ma il ragazzo dice che voleva solo fare uno scherzo al padre.
«Questa tesi non regge. Un ragazzo di 16 anni che vuole fare uno scherzo al padre, poi spara e per disgrazia lo colpisce davvero, fa tutto il possibile per salvare il genitore. E quindi dà l'allarme, chiama il 118. Invece scappa e fa tutta la messinscena: per me c'è anche la premeditazione».

Ma finora manca il movente.
«Da quanto si evince, il ragazzo viveva in un mondo pieno di sì: la moto e la bicicletta nuove, le lezioni di inglese, il tennis, le vacanze. Se uno non è abituato a vivere situazioni di frustrazione, può bastare un primo, banale no, anche per un motivo futile, per scatenare una reazione violenta»...

 
 

Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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