Il Gip: il delitto del padre studiato nei minimi dettagli dal figlio 16enne

Sabato 1 Aprile 2017 di Marco Aldighieri
Enrico Boggian
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SELVAZZANO - Il sedicenne ha studiato il delitto del padre nei minimi dettagli. Il Gip del tribunale dei minori di Venezia, Valeria Zanca, non ha dubbi: è un omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione. Gli inquirenti, fin da subito, non hanno mai creduto alla giustificazione dello scherzo fornita dallo studente ai carabinieri. «Volevo solo fare uno scherzo a papà, lui è il mio migliore amico», ha detto il ragazzo davanti agli investigatori. Ma per il giudice delle indagini preliminari l'imprenditore Enrico Boggian di 52 anni, all'ora di pranzo di venerdì 24 marzo nella sua villetta di via Monte Santo a Selvazzano, è stato giustiziato dal figlio con un colpo di fucile alla nuca da distanza ravvicinata. Ma perchè il Gip non ha creduto al sedicenne? Se una persona vuole fare uno scherzo a un'altra con un'arma, si fa vedere in modo da spaventare la vittima della burla. Non si mette alle sue spalle con il chiaro intento di passare inosservato. Ma soprattutto uno scherzo si fa puntando un'arma scarica.

E poi la premeditazione. Il ragazzo alla mattina non è andato a scuola per un mal di pancia, alle 9 ha fatto colazione e alle 11 è andato dal nonno, dove dalla camera da letto ha trafugato la carabina calibro 22 Beretta LR. Ha messo il colpo in canna e ha nascosto il fucile nel bagno della taverna. Ma perché il giovane ha voluto uccidere il padre? Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Boggian nell'ultimo periodo voleva di più dal figlio. Il sedicenne andava male a scuola, nell'ultimo anno ha cambiato tre istituti, ma senza ottenere risultati. Inoltre è stato bocciato per due volte al patentino per guidare la moto. Quel Ktm 125 regalato da mamma e papà nonostante il suo rendimento sui libri fosse scarso. Così il padre ha iniziato a dire no alle tante richieste del figlio e lui, sedici anni viziato e immaturo, si è risentito.

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