PADOVA - Cosa succede al commercio nei centri storici dopo 8 anni di crisi economica? Se lo è chiesto Confcommercio che ha presentato una ricerca realizzata in 40 città italiane, tra le quali figura anche Padova. L’analisi raffronta il 2008, anno d’inizio della crisi, col 2016, ed è stata condotta su città di medie dimensioni capoluoghi di provincia, e relativamente a 13 categorie distributive.
«La dinamica padovana - commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin - si muove sulla stessa falsariga del dato nazionale. In termini assoluti abbiamo perso 109 esercizi in sede fissa in centro storico e 5 nelle periferie, a fronte di un dato negativo in centro storico per alberghi, bar e ristoranti, con gli alberghi che scendono di 15 unità (mentre bar e ristoranti chiudono il raffronto a zero) per essere rimpiazzati da quanti hanno aperto in periferia. Una conferma, pur in un momento in cui i bar sono il business più gettonato, di quanto possa incidere negativamente la difficoltà di accesso al centro storico e la conseguente "espulsione" delle attività».
© RIPRODUZIONE RISERVATA «La dinamica padovana - commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin - si muove sulla stessa falsariga del dato nazionale. In termini assoluti abbiamo perso 109 esercizi in sede fissa in centro storico e 5 nelle periferie, a fronte di un dato negativo in centro storico per alberghi, bar e ristoranti, con gli alberghi che scendono di 15 unità (mentre bar e ristoranti chiudono il raffronto a zero) per essere rimpiazzati da quanti hanno aperto in periferia. Una conferma, pur in un momento in cui i bar sono il business più gettonato, di quanto possa incidere negativamente la difficoltà di accesso al centro storico e la conseguente "espulsione" delle attività».