Rubò il mento del Santo: ora trema «Sono un morto che cammina»

Martedì 16 Ottobre 2018 di Maurizio Dianese
La processione del mento del Santo
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VENEZIA - È un morto che cammina: «Me l'hanno detto. Mi hanno detto proprio così, sei un morto che cammina. Del resto sono un bersaglio facile. In paese tutti mi conoscono e non posso nascondermi. Vivo tappato in casa, di sera non esco mai. I carabinieri si impegnano e mi fanno la ronda sotto casa, ma ammazzare è facile e le ronde non servono. Mi viene in mente quel che mi disse il giudice Francesco Saverio Pavone: I collaboratori di giustizia vengono spremuti come limoni e poi lo Stato li molla al loro destino. Ecco, il mio destino è segnato». È disperato Giuseppe Riccardo Pastore, collaboratore di giustizia della banda di Felice Maniero e cognato del boss avendo sposato una delle sorelle Rigato.
Entrambi, Pastore e Maniero, hanno avuto due figlie, una, Elena Maniero, è morta suicida. La figlia di Pastore invece vive con la madre da quando i due si sono seperati e lui, alle verde età dei sessant'anni, è tornato dalla mamma. «Senza lavoro, se non fosse per qualche ora e 80 euro al mese che riesco a prendere in un lavaggio auto. 80 euro con i quali dovrei vivere, ma comunque ringrazio le forze dell'ordine che mi hanno sempre dato una mano e che continuano a procurarmi questi lavoretti. Il fatto è che le condizioni economiche mi costringono a vivere qui dove ho sempre vissuto». E dove ha conosciuto l'ex moglie, figlia di quell'Elio Rigato, detto l'uomo nero perché si vestiva sempre di scuro, che ha allevato una dinastia di ladri e rapinatori.

LA SCUOLA E Maniero non l'ha mai raccontato, ma la vera scuola del crimine lui l'ha fatta proprio a casa dei Rigato, dove ha conosciuto la futura mamma di Elena. Casa Rigato dalle parti di Saonara era un punto di ritrovo e di appoggio, ma anche un santuario della ricettazione per decine di giovani malavitosi che qui si sono fatti le ossa, da Costante Carraro detto Chessmann a Felice Maniero. Ogni notte partivano in batteria a fare furti e rapine e poi si rifugiavano a casa Rigato. E due fratelli Rigato sono finiti nei guai tante e tante volte.
L'ultima volta sono stati incastrati proprio da una testimonianza di Giuseppe Pastore e uno di loro si è beccato l'ergastolo. «Ma adesso sono tutti fuori, anche l'ergastolano e io ho paura». Del cognato, ma anche di tutti gli altri della banda Maniero che stanno uscendo ad uno ad uno dopo 25 anni di carcere. «Non posso nemmeno andare al bar a fare quattro chiacchiere o a giocare una partita a carte per passare il tempo. Mi minacciano e minacciano chi si fa vedere con me. Uno di loro mi ha preso da parte e mi ha detto che non poteva nemmeno salutarmi, che lo avevano minacciato e non se la sentiva di continuare a frequentarmi».
Giuseppe Pastore è sotto pressione da un paio di mesi, ormai, e man mano ha diminuito fino ad azzerare le sue uscite di casa. «Ho paura. Mai come adesso. Nemmeno quando lavoravo per la banda di Maniero ho avuto tanta paura». Ai tempi d'oro della banda del Brenta Pastore era l'uomo dei soldi non l'unico di Felice Maniero. «Portavo sacchi di spazzatura pieni di soldi a casa di Felice e li consegnavo alla mamma. Oppure li sotterravo in giardino». Ma Pastore era anche l'uomo di fiducia del boss per la gestione di alcuni covi della banda, posti pieni di soldi, droga e armi. E sempre Pastore era uno dei consigliori di Felicetto.

LA VILLA È stato lui, ad esempio, ad avere l'idea di portar via il mento di Sant'Antonio dalla Basilica di Padova per ricattare lo Stato. E ai tempi d'oro Pastore viveva in una villa milionaria. Adesso è in miseria, dignitosa, ma sempre miseria è. «E a tornare indietro non so se rifarei le stesse cose, mi sto riferendo sia al periodo della banda sia al pentimento. Non so se parlerei. Che cosa ci ho guadagnato? Nel periodo in cui ho iniziato a parlare giravo con due auto di scorta e non venivo mai lasciato solo. Adesso sono più solo di un cane e mi devo accontentare di una macchina delle Forze dell'ordine che passa ogni tanto sotto casa. A Felice Maniero, che è importante e potente perché conosce ancora molti segreti, hanno già ridato la protezione, a me niente. Ecco perché sono un morto che cammina».
 
Ultimo aggiornamento: 14:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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