PADOVA - Ha perso l’uso degli arti inferiori ed è costretto a convivere con un grave indebolimento dell’apparato digerente e dell’organo urinario. È un autentico calvario quello cui è sottoposto ormai dall’estate 2013 M.Z., 62enne architetto padovano, immobilizzato a letto con assistenza 24 ore su 24, dopo la lesione del midollo spinale. Il professionista aveva peregrinato per un’intera giornata negli ospedali del Veneto Orientale prima che gli fosse correttamente formulata la diagnosi. Era approdato in sala operatoria all’ospedale Sant’Angelo di Mestre in grave ritardo, esattamente sedici ore dopo la prima visita al pronto soccorso di Jesolo, dove stava trascorrendo un periodo di vacanza con la moglie. Il professionista deve sostenere quotidianamente spese ragguardevoli per terapie fisioterapiche, acquisto di farmaci e di sostanze cannabinoidi e oppiacee, le uniche in grado di alleviare i continui dolori. Oneri in gran parte non coperti dal servizio sanitario nazionale. Assistito dall’avvocato Carlo Bermone, A.Z. presenta ora il conto all’Asl 10 del Veneto Orientale. Con il ricorso assegnato al giudice civile Martina Gasparini sollecita un risarcimento danni per complessivi cinque milioni di euro. Il prossimo 25 settembre il magistrato affiderà ad un esperto l’accertamento tecnico preventivo sulla natura delle lesioni riportate dal professionista e sulle responsabilità riconducibili al personale medico che l’ha visitato nella giornata del 2 agosto 2013. Il giudizio civile prosegue di pari passo con l’inchiesta penale per lesioni colpose gravissime, coordinata dal pubblico ministero Walter Ignazito. In questo procedimento, ormai vicino all’avviso di conclusione indagini, c’è già stato un importante pronunciamento. Il consulente tecnico della Procura lagunare, il professor Carlo Moreschi, dell’Università di Udine, ha individuato precise responsabilità. Il medico di guardia al pronto soccorso di Jesolo avrebbe dovuto percepire la gravità della situazione. A M.Z. potevano essere diagnosticate una frattura vertebrale o una lesione neurologica. In base al protocollo della Regione Veneto, l’architetto avrebbe dovuto essere inviato ad una struttura ospedaliera dotata di terapia intensiva neurologica. L’unica era quella di Mestre. Ma anche il neurologo di San Donà avrebbe dovuto capire che la Tac era inutile. In quel momento il professionista doveva essere sottoposto ad una risonanza magnetica. L’esame era stato effettuato all’ospedale di Portogruaro. Con un esito terribile: ematoma vertebrale, con importante sversamento di sangue. Il midollo spinale risultava fortemente compresso. Solo dopo quell’esito l’architetto padovano era stato trasportato in elisoccorso al nosocomio Dell’Angelo. Per il professor Moreschi M.Z. avrebbe avuto altissime probabilità di cavarsela se fosse stato condotto in sala operatoria entro le prime dodici ore. Purtroppo è arrivato sotto i ferri con grave ritardo
Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 10:51
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