Mafie in azione a Nordest. Il boss dava gli ordini dal carcere

Venerdì 17 Agosto 2018 di Lino Lava
Mafie in azione a Nordest. Il boss dava gli ordini dal carcere
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PADOVA - Il carcere non blocca l'attività della criminalità organizzata. I capi delle cosche della mafia, della ndrangheta e della camorra continuano a gestire i traffici anche dietro le sbarre. Pure i detenuti del supercarcere di strada Due Palazzi riescono a far uscire gli ordini per controllare le proprie aree geografiche. L'unico vero ostacolo che possono utilizzare gli inquirenti sono le intercettazioni ambientali. Le quali, confermano le dichiarazioni dei pentiti, o collaboratori di giustizia. 
 
E' il caso di Salvatore Giglio, considerato il capo della consorteria della ndrangheta denominata cosca Giglio di Strongoli, in provincia di Crotone. Gran parte della famiglia Giglio è in carcere, ma il capo Salvatore riusciva a gestire la cosca dal carcere del Due Palazzi attraverso la moglie. La donna, Carmela Roberta Putrino è stata arrestata in seguito alle intercettazioni ambientali registrate nel carcere padovano. E i giudici della Corte di Cassazione dicono che la moglie del capo deve rimanere detenuta perché gestiva la cosca di Strongoli con le indicazioni che le faceva avere il marito dal carcere Due Palazzi. 
LA RICOSTRUZIONESecondo la Suprema Corte anche le indagini su un omicidio confermano che la «cosca Giglio di Strongoli, nonostante lo stato di detenzione di diversi componenti, fra cui Salvatore Giglio, ha continuato ad esercitare il controllo sull'area geografica di riferimento con l'impiego del metodo mafioso per porre le vittime in condizione di assoggettamento e di omertà. Salvatore Giglio, nonostante la condizione di detenzione, continuava ad essere operativo a mezzo della moglie». Inoltre, «I gravi indizi di Carmela Roberta Putrino alla cosca si fondano sulle copiose emergenze delle intercettazioni dei colloqui presso il carcere di Padova tra Salvatore Giglio» e altri esponenti della ndrangheta. Aggiungono i giudici della Suprema Corte: «La Putrino aveva assunto un ruolo preminente in seno alla cosca, tenendo le redini del gruppo e imponendo al comando della consorteria i figli Vincenzo e Giuseppe, in luogo dei fratelli del marito. Suo è l'atto intimidatorio, incendio dell'auto, in danno del vicesindaco Simona Mancuso, visto che la nuova amministrazione non li fa lavorare, ed è stato materialmente eseguito dal figlio Giuseppe Giglio. La Putrino si era personalmente interessata delle questioni concernenti il rinnovo dell'autorizzazione all'occupazione dell'area demaniale per il chiosco sulla spiaggia di Strongoli Marina e dell'autorizzazione per il chiosco per la rivendita di fiori presso il cimitero di Strongoli, intervenendo sul vigile urbano Francesco Capalbo. E la signora Putrino continuava ad occuparsi dei lavori edili d'interesse della famiglia». 
La consorteria Giglio di Strongoli, secondo gli inquirenti, fa parte della cosca Farao-Marincola di Crotone. A dirlo, oltre alle intercettazioni fatte nel carcere di Strada Due Palazzi, ci sonio anche le dichiarazioni di molti collaboratori di giustizia calabresi. Ma Salvatore Giglio e i suoi due fratelli sono detenuti. Per questo motivo, il capo cosca dava dal Due Palazzi le direttive alla moglie per la gestione degli affari. E Carmela Roberta Putrino, già condannata in passato per intestazione fittizia di beni, ha posto i due figli a coprire il ruolo dei cognati detenuti con il marito. Quindi la donna, arrestata lo scorso dicembre, per i giudici della Corte di Cassazione deve rimanere in carcere.  
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