Anthony, vent'anni dopo lo schianto: «Cerco la dottoressa che mi ha salvato»

Lunedì 31 Luglio 2023 di Gabriele Pipia
Anthony Civolani qui assieme al mito Alex Zanardi

PADOVA - Da quello schianto tremendo sono passati esattamente vent’anni. Anthony Civolani ha subito l’amputazione della gamba destra ma è riuscito ad uscire dal coma, a superare lo sconforto e a ricostruirsi una vita.

Manca solo un tassello per chiudere definitivamente il cerchio del suo dramma iniziato giovedì 31 luglio 2003. «Vorrei conoscere chi quella notte mi ha salvato la vita. So solo che era una dottoressa della Pediatria di Padova, in quel momento fuori servizio. Era appena stata anche lei al cinema come me ed è stata la prima a soccorrermi. Mi ha arrestato l’emorragia usando una cintura o non so cos'altro come laccio emostatico. Senza di lei sarei morto dissanguato».


LA DINAMICA
Il padovano Anthony Civolani, sei anni fa candidato consigliere con la civica del sindaco Giordani, all’epoca aveva 29 anni. «Quella sera ero stato al Cineplex di Due Carrare e ricordo ancora il film, “The italian job”. Stavo rientrando con la mia moto quando nel rettilineo della Strada Battaglia un’auto ha fatto un’inversione a U. Io non ho fatto in tempo a frenare e ci sono finito addosso. Ho perso la gamba destra e sono stato portato d’urgenza in terapia intensiva. Sono rimasto in coma per 18 giorni, con gravi conseguenze anche agli organi interni. È stato un momento difficilissimo».


IL RACCONTO
Al risveglio i familiari gli hanno raccontato che la tragedia poteva essere addirittura peggiore. «Se non ci fosse stata quella dottoressa io sarei morto perché era già in corso una gravissima emorragia – sospira Anthony -. A quella donna devo tutto. Non ho mai saputo nulla di lei e non ho mai saputo chi fosse. So solo che si era trovata incolonnata tra le auto dopo il mio incidente ed era corsa subito in mio aiuto. Mi appello a chi magari lavora da vent’anni alla Pediatria di Padova per capire chi c’era in organico in quel luglio del 2003. Sarebbe bellissimo poter incontrare quella dottoressa. Le direi grazie anche per conto di mio papà, al quale ero legatissimo. Oggi non c’è più».


I RICORDI
Per Anthony l’anniversario dall’incidente è anche l’occasione per ripercorrere questi vent’anni. «All’inizio provai una rabbia fortissima, ingestibile. Ho dovuto farmi aiutare per andare avanti perché non ero in grado di farcela da solo. Per fortuna i miei familiari e una parte di miei amici mi sono rimasti molto vicini».
L’aspetto più difficile è stato rimettersi in piedi. Letteralmente. «Sono stato in carrozzina due anni e mezzo. Sono passato da una vita piena a zero. Poi piano piano ho reagito e anzitutto ho fatto la pazzia di iscriversi all’università e riprendere a studiare. Andavo a lezione in carrozzina, non è stato semplice ma sono riuscito a laurearmi con 110 e lode in Scienze della Formazione a Padova. Ricorderò per sempre la gioia che ho dato a mio padre quel giorno».


LA RINASCITA
Oggi Anthony ha 50 anni, gestisce una villa dedicata agli eventi sui Colli e nel frattempo ha praticato ogni tipo di sport: dal nuoto al basket in carrozzina, dal badminton al calcio con la nazionale amputati. «Vivo con mia mamma a Padova in zona Sacro Cuore e continuo a battermi per i diritti dei disabili. Sono impegnato soprattutto sul fronte della mobilità e sul corretto utilizzo del pass per i diversamente disabili, perché non sopporto chi fa il furbo». Ha incontrato più volte il mito Alex Zanardi e ora gli manca l’ultimo incontro: quello con la dottoressa che l’ha salvato. «Senza di lei non sarei qui».

Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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