Joy e Giada, morti bruciati: sono passati 15 anni ma senza un colpevole

I fidanzatini morirono nel rogo di una giostra dove si erano appartati. La madre di lei: "Li hanno uccisi e non sappiamo chi è stato, vorrei giustizia"

Venerdì 25 Agosto 2023 di Serena De Salvador
Joy e Giada, morti bruciati: sono passati 15 anni ma senza un colpevole

PADOVA - Oggi avrebbero 34 e 30 anni. Sarebbero adulti, molto probabilmente sposati, circondati di bambini, impegnati a lavorare tra le luci e i colori dello spettacolo viaggiante, come da tradizione delle loro grandi famiglie. Magari ancora insieme, con un amore nato da ragazzini e portato avanti negli anni. O forse le loro strade si sarebbero divise e ciascuno avrebbe il suo nido e la sua famiglia.
Sono tante le suggestioni che passano per la mentre di una madre che da quindici anni piange il figlio e che, guardando ogni giorno le sue fotografie che riempiono ogni angolo di casa, si perde nell’immaginarselo oggi, ancora accanto a lei.

Invece quella con cui si scontrano le famiglie Torrinunti e Dalla Santa Casa è una realtà asfittica, che alla perdita tragica di due figli somma la rabbia per la mancanza di un colpevole.


LA VICENDA
Joy Torrinunti aveva 19 anni e la sua fidanzata, Giada Dalla Santa Casa, appena 15 quando trovarono la morte, la notte tra l’1 e il 2 settembre 2008, in modo atroce. Tra pochi giorni saranno passati quindici anni dal tremendo rogo che ha spento il loro amore e le loro giovani vite.
Entrambi figli di note famiglie giostraie, stanziali da decenni nel Padovano e titolari di tante giostre che animano i luna park della provincia, quella sera si erano dati appuntamento a Legnaro. La loro ultima sera. A notte fonda un incendio furioso ha ridotto in cenere una delle giostre della famiglia di Giada, il labirinto Aladdin. Il luna park era ormai chiuso, ma all’arrivo dei pompieri a squarciare la notte insieme alle sirene sono state le grida dei parenti: dentro a quella giostra si erano infatti appartati i due fidanzati, rimanendo intrappolati in un inferno di fuoco.
Al cieco dolore per quelle due morti drammatiche si è però aggiunto un ulteriore strazio per le famiglie. Le indagini hanno appurato che il rogo è stato doloso: partite da un mozzicone di sigaretta, le fiamme erano facilmente divampate tra plastiche e vernici da cui si erano sprigionate grandi quantità di fosgene, un gas talmente letale che probabilmente non ha nemmeno lasciato ai ragazzi il tempo di rendersi conto di quel che accadeva. Ma c’è di più. Secondo gli accertamenti disposti dalla Procura quel mozzicone non apparteneva a Joy o Giada, bensì era stato gettato appositamente nella giostra da qualcun altro, probabilmente per una vendetta nei confronti dei proprietari. La morte dei fidanzati sarebbe stata quindi una tragica ma incalcolata conseguenza.
A finire indagato era stato un uomo (oggi 42enne) che era l’ex compagno di una sorella di Giada e che si ritenne avesse agito per causare un danno ai Dalla Santa Casa. Nonostante una prima richiesta di archiviazione rigettata dal giudice, l’avvio di nuove indagini nell’autunno 2016 e un alibi scricchiolante, non sono però state trovate prove schiaccianti e le accuse nei confronti dell’uomo sono state definitivamente archiviate quattro anni fa.

Fidanzatini carbonizzati nella giostra chiesta l'archiviazione per il giostraio


LO SFOGO
«In pratica ci dicono che la morte di Joy e Giada non è stata un incidente, ma il frutto dell’azione di qualcuno. Però ci dicono anche che quel qualcuno non si sa chi sia. Li hanno uccisi e non possiamo sapere chi sia stato. Ecco il peso con cui dobbiamo convivere». Ha la voce decisa Sonia Torrinunti, la mamma di Joy, ma la conclusione processuale della tragedia che ha stravolto la sua vita mette a dura prova il suo animo combattivo.
«C’erano solo indizi ma nessuna prova, pare. Così è andato tutto archiviato senza un perché, senza un chi – racconta –. E noi non abbiamo neppure dei sospetti: non avevamo problemi con nessuno, mentre pare che tutto sia scaturito da una vendetta contro i parenti di Giada. L’unica cosa che voglio sperare è che chi ha fatto questo non sapesse che nella giostra c’erano loro due. Se così non fosse, deve non trovare mai pace». Joy e Giada erano legatissimi, pur essendo giovanissimi. Il loro tragico destino li ha uniti per sempre e uniti li ricordano anche i parenti.
«Con la famiglia di Giada non siamo più in rapporti – spiega Sonia – anche se anche loro sono stati funestati da tante tragedie (il padre della ragazza, Adriano Dalla Santa Casa, morì in un incidente a 48 anni appena due anni dopo la figlia, ndr). Indipendentemente da tutto però Giada è anche lei una vittima e come tale tutti noi la ricordiamo ogni giorno con il nostro Joy». A Solesino la casa di Sonia è zeppa di fotografie dei ragazzi. «I miei nipotini, figli dell’altro mio figlio, sono cresciuti salutando e baciando le foto dello zio – si commuove –, però per noi è un argomento straziante quindi ci circondiamo delle sue immagini ma ne parliamo poco. Mio marito ha dovuto affrontare anche lo strazio del riconoscimento: io no, ma forse lo avrei preferito rispetto alle tremende immagini che mi dà la mia mente». Dopo la celebrazione dei funerali, con i petali di rosa liberati da un elicottero, Joy riposa a Solesino, dove a ogni anniversario della tragedia viene recitata una messa alla parrocchia di Arteselle. Succederà anche quest’anno. «Era un ragazzo molto selettivo, specie nelle amicizie – racconta la madre –. Non negava mai il saluto a nessuno, ma i veri amici li sceglieva con cura. Tanto che ancora oggi ci chiamano e gli rendono omaggio all’anniversario della morte o al compleanno, il 30 dicembre. Questo mi commuove. Mio figlio era amato e oggi è tremendo vivere con la rabbia di non sapere chi sia il colpevole. Nulla me lo può riportare indietro, ma almeno avrei un senso di giustizia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci