«Troppe bugie da parte di Edeco: sono andato via e avanzo soldi»

Giovedì 6 Settembre 2018 di Nicola Munaro
Moses Kibuuka è un mediatore culturale
10

BATTAGLIA TERME - Moses Kibuuka è un mediatore culturale. Per tre anni ha lavorato sotto l'ombrello di Edeco, la coop divora-appalti nella gestione dei migranti e che per quella gestione votata più al guadagno che alla soluzione di un'emergenza, è ora sotto inchiesta per truffa e corruzione. Prandina, poi Cona, Bagnoli, ancora Prandina e di nuovo Bagnoli, sono stati i suoi luoghi di lavoro fino al giugno scorso. Quando Moses, arrivato dall'Uganda nel 2007, si è licenziato. «Ero stanco delle continue bugie di Edeco, ero stufo di coprire la cooperativa davanti ai ragazzi che mi chiedevano dove fossero le scarpe o i giubbotti in inverno. Qui si lavora male», dice. Mentre da solo sfida l'impero messo in piedi da Simone Borile e dalla moglie Sara Felpati in una manifestazione davanti alla sede di Edeco, in viale Sant'Elena a Battaglia, per chiedere i soldi che ancor avanzava.

LA TESTIMONIANZA «Ho iniziato a lavorare perché ho portato un curriculum. Sono stato assunto nel luglio 2015, mi pagavano con i voucher e da gennaio 2016 ho avuto il contratto indeterminato. Quando a giugno mi sono licenziato racconta Moses ho chiesto di avere il Tfr. Mi hanno risposto che sarebbe arrivato il 15 luglio, ma non ho visto nulla. Allora ho chiesto spiegazioni, mi hanno risposto che erano in ritardo e che avrei avuto tutto il 15 agosto: anche in questo caso però, nulla di fatto. Da quel giorno ho provato a chiamare, nessuno mi ha mai risposto. Oggi (ieri, ndr) mi hanno detto che sono disposti a pagarmi subito il trenta per cento e il resto più avanti, ma quando? Io cosa me ne faccio del trenta per cento?».

Quello che vuole Moses, mediatore culturale a mille euro al mese con contratto a tempo indeterminato, sono i suoi soldi. «Poi chiudo per sempre con questo mondo, ne ho viste troppe di schifezze. Si lavora male». Una realtà che Moses Kibuuka, figlio di un pastore della chiesa pentecostale e di un ingegnere, ha vissuto al suo interno per tre anni e che ora descrive con difficoltà. Scuotendo la testa. «Non c'è rispetto, lavoriamo con le persone matte, che prendono le medicine, lavoriamo male e io non ce la facevo più continua Moses così sono andato via, mi sono licenziato. Non volevo più vendere le bugie, non volevo più difendere la cooperativa, che ai ragazzi non dà niente».

SCARPE E GIACCHE MANCANTI Bugie, quelle raccontate per anni, sulle scarpe che mancavano e sulle giacche che non arrivavano, nonostante l'inverno bussasse alle porte. «I ragazzi mi chiedevano Moses, dove sono le scarpe? E le giacche? e io dicevo che Edeco le stava comprando, che sarebbero arrivate. Invece non era vero. Sono tante bugie. Le scarpe e le giacche non c'erano, quindi chi copro io? Sono bugie che non riesco più a dire. Non voglio più lavorare qui, mi ribello. Ma ora non capisco perché non vogliono darmi i miei soldi». Lo spaccato che descrive Moses, da un osservatorio interno, è quello di una cooperativa Edeco che non rispettava gli accordi del bando.
«Le giacche e le scarpe non ci sono perché non comprano il materiale ci spiega, indicando la sede di Edeco, nella stessa palazzina dell'ex hotel Terme Euganee, a due passi dalla villa di Borile, dove sono ospitati una quarantina di richiedenti asilo. Però il denaro arriva dalla Prefettura, che dà i soldi per comprare il materiale. Ma loro non lo compravano. Io non voglio più lavorare così, voglio solo avere i miei soldi e poi me ne vado». Con lui, nella stessa situazione, ci sono altri quattro mediatori culturali: tre uomini e una donna. Stanchi anche loro di raccontare bugie e usciti per questo dalla galassia Edeco. «Avanzano soldi, come me» ripete mentre sale in macchina e va a mettere tutto nero su bianco d ai carabinieri.
 

Ultimo aggiornamento: 17:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci