Foto alla scheda elettorale del referendum, ragazza finisce nei guai

Lunedì 26 Dicembre 2016 di Francesco Cavallaro
Foto alla scheda elettorale del referendum, ragazza finisce nei guai
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Lo scorso 4 dicembre ha fotografato la sua scheda elettorale all'interno della cabina del seggio 4, alla scuola elementare Leonardo Da Vinci di Carrara San Giorgio. Poi, lo stesso giorno, ha avuto la brillante idea di postare lo scatto su facebook. Dopo qualche minuto il messaggio è balzato agli occhi di alcuni scrutatori che hanno immediatamente avvertito il presidente del seggio. Quest'ultimo ha quindi segnalato il fatto ai carabinieri di Battaglia. Gli uomini dell'Arma hanno verificato la veridicità delle informazioni e identificato la ragazza che si è resa protagonista della bravata: si tratta di D.A., 22 anni, residente a Due Carrare. Inevitabile la denuncia (i militari hanno agito d'ufficio). Ora rischia il processo, l'arresto ed un'eventuale ammenda fino a 1.000 euro. «Lo fanno tutti», ha provato a giustificarsi davanti alle forze dell'ordine quando, giovedì scorso, le hanno notificato la denuncia. «Non pensavo fosse così grave». Alla fine è scoppiata in lacrime davanti ai militari. Secondo una prima ricostruzione, il giorno del referendum la giovane si è portata il suo smartphone all'interno della cabina elettorale. Con il telefono cellulare ha fotografato la scheda e, infine, ha divulgato lo scatto. Ai militari ha riferito di averlo fatto in assoluta buona fede. Il post è stato poi eliminato. In realtà, ha violato il decreto legge 49 del 1. aprile 2008 contro il cosiddetto voto di scambio. Nello stesso viene esplicitato che nelle consultazioni elettorali o referendarie è vietato introdurre all'interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini. Non solo. Il presidente dell'ufficio elettorale di sezione, all'atto della presentazione del documento di identificazione e della tessera elettorale da parte dell'elettore, invita l'elettore stesso a depositare il cellulare. Chiunque contravviene al divieto è punito con l'arresto da tre a sei mesi e con l'ammenda da 300 a 1000 euro. Ora la palla passa alla Procura. Può anche essere che alla ragazza, incensurata, vengano riconosciute tutte le attenuanti del caso e che l'episodio venga archiviato. Giova ricordare che tutto quanto viene pubblicato sui social network è passibile di denuncia. Più volte la Cassazione ha paragonato facebook al mezzo della stampa: chi, attraverso un post, offende una terza persona rischia a sua volta una denuncia per diffamazione.
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