Scandalo Coop Work, 8 indagati, 6 sono padovani: sequestri per milioni

Martedì 8 Gennaio 2019 di Cristina Antonutti
Scandalo Coop Work, 8 indagati, 6 sono padovani: sequestri per milioni

PORDENONE - Otto indagati di cui sei padovani, altrettante cooperative coinvolte e un debito di 4 milioni e 50mila euro con il Fisco. Un debito che la Procura di Pordenone aveva cercato di riscuotere attraverso la Work Ambiente. La società, però, è incapiente. E i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Pordenone, come disposto dal gip, poco meno di un mese fa hanno eseguito il sequestro preventivo per equivalente rivalendosi sui due amministratori della coop: Raffaello Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe e Stefano Pecorari, 44, di Albignasego, nella misura di 3,4 milioni e, limitatamente a Ercolini, di 636.294 euro. A entrambi si contestano omesse dichiarazioni e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, reati contestati per gli anni di imposta 2014, 2015 e 2016. Limitatamente all'emissione delle fatture sono indagati altri quattro padovani responsabili di altrettante coop: Massimo Coda, 42 anni, di Casalserugo, Elena Facci, 41 di Grantorto, Fabrizio Amatori, 50 di Padova (l'unico che amministra una Srl), e Gianfranco Tirreno 76 di Montegrotto.

 
GLI ATTI
Il sequestro è stato ottenuto dal pm nell'ambito di un'inchiesta per presunti reati tributari, dalla quale sono emersi redditi sottratti alla tassazione per 5,4 milioni, fatture per operazioni inesistenti per 5,1 milioni, 311 operai irregolari a cui non sono stati versati contributi e ritenute per 625 mila euro. Il provvedimento è già stato impugnato al Tribunale del Riesame in due fasi.
La prima si è conclusa in parte con il respingimento del ricorso e in parte con la dichiarazione di inammissibilità. La difesa torna in aula venerdì e rimetterà in discussione le modalità del sequestro.
L'OPERAZIONE
L'inchiesta sta impegnando da dieci mesi la Guardia di finanza. La Work Ambiente, costituita il 9 dicembre 2016, è approdata a Fanna un paio d'anni fa. Sul sito internet del consorzio di Padova Work Service Group viene indicata come la coop che si occupa di gestione integrata di cave, cementifici e impianti di trattamento rifiuti con l'ausilio di mezzi d'opera e personale altamente specializzato sia a livello gestionale che in tecnica di riparazione.
Dagli accertamenti coordinati dal tenente colonnello Stefano Izzo e dal capitano Andrea Gobbi si sarebbe avvalsa di fatture emesse per operazioni inesistenti emesse da coop che hanno sede nelle province di Padova, La Spezia, Bari e Pordenone. Fatture che si riferivano a pagamenti per lavori mai eseguiti in cantieri che si troverebbero in Serbia e in Russia. Ma anche per l'acquisto di pale meccaniche gommate che la Caterpillar e la Volvo hanno assicurato di non aver mai venduto alla coop di Fanna. Anzi, in alcuni casi erano state commercializzate negli Stati Uniti.
LA SITUAZIONE
Per la Procura si tratta di costi fittizi, creati per generare finti crediti Iva e poi usati per compensare debiti tributari e contributivi dei dipendenti. E sono proprio i dipendenti il punto dolente di tutta la vicenda.
Il colonnello parla di operai sfruttati e sottopagati fingendo che la cooperativa fosse in crisi. In realtà, tra il 2014 e il 2016, il fatturato risulta passato da 3 a 7,6 milioni di euro grazie a una serie di appalti con società a partecipazione pubblica e imprese private sia in Veneto che in Friuli Venezia Giulia. Sul punto nulla è stato contestato.
La Finanza si è concentrata sulla frode fiscale e sul sequestro recuperando 500mila euro in contanti, bloccati principalmente su conti correnti, a parte 50mila euro trovati in una scarpiera, in un garage. Sigilli anche a cinque immobili in provincia di Padova e due costosissimi orologi Rolex e Panerai.
Cristina Antonutti
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Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 12:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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