PADOVA - Tante risorse a disposizione, ma pochi risultati. Un bilancio amaro per la Città della Speranza, uno schiaffo che arriva da chi, ventitré anni fa, diede un contributo fondamentale alla nascita di quello che doveva essere il fiore all'occhiello della ricerca medica. «In questi anni la Fondazione Città della Speranza ha dato oltre 25 milioni di euro alla ricerca, però i risultati non sono stati fantastici: noi non dobbiamo dare da lavorare a ricercatori a tempo indeterminato ma finché producono risultati. Se non li ottengono, facciano altre cose. Nella realtà invece si è consolidato il meccanismo per cui un ricercatore, indipendentemente dalle sue capacità, rimane tale a vita». È duro, sferzante Franco Masello, l'imprenditore di Malo che ventitré anni fa, choccato dalla morte del nipotino Massimo stroncato da leucemia, decise di non rimanere alla finestra e di sporcarsi le mani in prima persona, lui che era capo della Deroma, colosso nella produzione di vasi e laterizi, nel tentativo di regalare ai bambini colpiti da tumore quel bene preziosissimo che si chiama speranza di vivere. Lo fece mettendo nero su bianco con 13 amici facoltosi la Fondazione Città della Speranza, la cui mission era ed è quella di disegnare nuove frontiere di ricerca, quindi di diagnosi e cura per l'infanzia colpita da tumori, linfomi, mielomi...
Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 09:52
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