Padova. Caccia, sette casi di bracconaggio: trovato ferito anche un ibis sacro

Lunedì 1 Gennaio 2024 di Luisa Morbiato
Bracconieri

PADOVA - Esattamente fra un mese, lunedì 31 gennaio prossimo, si chiude la stagione venatoria 2023/24 che si era aperta il 17 settembre scorso. Gli appassionati di questo sport, che tra l'altro sono in diminuzione e di età media abbastanza alta pochi i giovani che si avvicinano alla caccia, seguono il calendario venatorio che specifica sia le giornate nelle quali è consentito imbracciare il fucile e in che zone. A vigilare che tutto sia esercitato secondo le regole gli agenti della Polizia Provinciale che, purtroppo, si imbattono anche in episodi di bracconaggio ossia l'attività venatoria svolta senza permessi o in zone vietate o in periodo non concesso.

A fare le spese delle doppiette anche specie protette per le quali è assolutamente vietato l'abbattimento.

I REATI

Nell'attività di contrasto al bracconaggio sono state anche sporte 7 denunce contro ignoti per aver sparato di specie protette: ad essere impallinati 4 gheppi, una poiana, uno sparviero, e finanche un ibis sacro presente in Veneto da un paio d'anni. Gli esemplari sono stati recuperati feriti, alcuni anche gravemente, e affidati agli specialisti nel tentativo di salvarli. Un altro intervento di contrasto del bracconaggio ha portato alla scoperta di una postazione adatta ad intercettare i cinghiali che scorrazzano sui colli Euganei. Contro questi animali si tende a parlare di caccia ma, in realtà, si tratta di attività di contenimento numerico della fauna dovuta ad un eccessivo aumento sul territorio e per i danni all'agricoltura. Si tratta di un'attività disciplinata da rigide regole, come spiega la Polizia Provinciale, e che nulla a che vedere con la caccia comunemente intesa e viene praticata durante tutto l'anno. Quanti vi si dedicano devono essere cacciatori formati e possedere una serie di requisiti richiesti dalla norma ed essere quindi in possesso del patentino rilasciato dalla Regione.

UN CASO A PARTE

Il cinghiale infatti non è inserito nelle specie cacciabili, ma non è il solo animale, ed è la Regione che predispone i piani, validità 5 anni eguale durata anche per i patentini, per il controllo numerico o la totale eradicazione quando la presenza è impattante per l'ecosistema e da vita ad un danno economico. Il compito della Polizia Provinciale è quello di gestire il Protocollo predisposto e di coordinare i cacciatori nonchè di rendicontare alla Regione quanto avviene. Nell'area di Ospedaletto Euganeo, ad esempio, in una zona alquanto ristretta sono stati rilevati una sessantina di capi, alcuni stanziali altri che si muovono e arrivano solo mangiare. Questo accade anche per le nutrie, i colombi, le gazze, le cornacchie e le volpi.

IL LAVORO

La Polizia Provinciale di occupa di tutto il territorio provinciale sia per la caccia che per le attività di controllo anche se invece, per quanto concerne il territorio del Parco dei Colli Euganei la competenza e gli interventi spettano alla Forestale. Per contenere le specie invasive si utilizzano, anche chiusini, oltre agli abbattimenti diretti effettuati dagli agenti, ad esempio nel periodo del taglio del mais stando lungo i bordi del campo coltivato, di notte utilizzando dei fari coadiuvati da volontari adeguatamente formati che si posizionano su un'altana. Gli agenti non si occupano solo di controlli sulla regolarità dell'attività venatoria ma raccolgono anche numerose segnalazione proveniente dai cittadini. Negli ultimi anni, come rende noto la Polizia Provinciale, sono in aumento le segnalazioni di violazioni di vario genere. In particolare i cittadini segnalano il mancato rispetto del mantenimento delle distanze da abitazioni, luoghi abitati o altri frequentati da parte dei cacciatori. L'esistenza di allevamenti in luoghi abitati, frequente è il danneggiamento delle colture soprattutto soia e ortaggi ma non vengono risparmiati i vigneti o campi coltivati con altre qualità di piante.

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