Da una vescica sul tallone all'inferno, Serena e la sua rinascita in un libro

Mercoledì 24 Gennaio 2024 di Alberto Zuccato
Serena Banzato

TERRASSA PADOVANA - Domani, 23 gennaio, alle 18 alla libreria Feltrinelli di via San Francesco, Serena Banzato presenta il suo libro "Cammina, vivi, amati Pillole per ripartire un passo alla volta", edito da Piemme.
Laureata in psicologia, tirocinante psicoterapeuta, Serena vive e lavora a Terrassa Padovana, è una maratoneta, una triathleta che ha da sempre un'innata passione per lo sport.

E per la vita. La sua storia è terribile, affascinante, amara e dolce.

Nell'estate 2018 decide di affrontare il "cammino" de Santiago de Compostela con Laura, una sua amica. Partenza da Gijon, a nord della Spagna, un percorso poco battuto dai pellegrini. Per qualche giorno le due camminano per una cinquantina di chilometri, va tutto bene. Una sera Serena si accorge di una vescica su un tallone, una cosa normale, non ci fa caso. Ma la notte non si sente bene, la stanchezza, pensa. Per arrivare a Santiago mancano ormai un centinaio di chilometri. Il più è fatto. Ma la mattina dopo il dolore su tutto il corpo aumenta e le impedisce di proseguire. Viene portata all'ospedale di Lugo, in Galizia. Sta male. Molto male. Le fanno un sacco di esami. Niente. Serena sta morendo.
«È stata l'intuizione di un'infermiera a salvarmi - racconta - Ha insistito che mi facessero una risonanza magnetica. Il verdetto è stato di fascite necrotizzante», conosciuta anche come batterio mangiacarne. Un'infezione violenta dei tessuti molli. La devono operare d'urgenza, l'ipotesi più ottimistica è di amputazione della gamba sinistra sopra il ginocchio. «Prima dell'anestesia ho detto ai medici che non potevo morire perché avevo un bambino di tre anni che aveva bisogno di me».

TESSERATA FISPES
L'intervento riesce, asportano tutta la parte infettata, riescono addirittura a salvarle la gamba. È solo l'inizio, non è finita. In un anno Serena Banzato verrà operata tredici volte. «Appena ho cominciato a sentirmi un po' meglio, ho deciso di riprendere a fare sport. Non solo la maratona, ma il triathlon, cioè anche nuoto e bici. Lo avevo in mente da anni, ma quando si sta bene e c'è la salute, si tende a rinviare. Non era più il caso di aspettare». Serena diventa un'atleta della Fispes (Federazione sport paralimpici e sperimentali) tesserata per l'Assindustria e fa parte anche del Woman ParaTriatlhon. Con risultati eccellenti: nel 2023 vince il titolo italiano invernale di duathlon (corsa e bici) e quello estivo di triathlon. «Su pista ho vinto anche i campionati sui 100 metri e di salto in lungo, ma preferisco le distanze lunghe, la fatica. Me la sono sempre cavata benino, a una maratona di Primiero, in montagna, ero arrivata terza tra le donne, non male».

L'INTENTO
Ma come le è venuto in mente di scrivere un libro? «Premetto che non è un'autobiografia, ma un libro che vuole dare una speranza a quanti si trovano in situazioni difficili come la mia, far dire "se ce l'ha fatta lei, ce la posso fare anch'io", questo è il mio intento. Durante il viaggio per Santiago, tutte le sere mettevo giù degli appunti, delle riflessioni, su un taccuino. La mia amica Laura lo aveva conservato, è stato il punto di partenza». Libro che ancora prima di uscire ha già suscitato grande interesse tanto che Serena domenica scorsa è stata ospite di Fabio Fazio a "Che tempo che fa", assieme a suo fratello, don Davide, che ha curato la prefazione del volume, che fa parte dell'associazione Nuovi Orizzonti ed è già un volto televisivo in quanto conduttore su Canale 5 de "I viaggi del cuore".

IL TATUAGGIO
«Ero molto emozionata - dice Serena - non mi sentivo all'altezza di una diretta televisiva così importante ma ho trovato un ambiente davvero straordinario con persone che mi hanno accolto nella semplicità». Durante la trasmissione ha parlato di uno dei suoi motti, "Allacciarsi le scarpe e ripartire da zero", che spesso compare scritto nella maglia con cui gareggia, ma non ha detto nulla del particolare tatuaggio che si è fatta fare sulla gamba offesa: "Le cicatrici sono il segno che è stata dura ma il sorriso è il segno che ce l'hai fatta". «È una frase di Madre Teresa di Calcutta, che mi sembra appropriata alla mia condizione. Avrei potuto fare una plastica per eliminare le cicatrici, ma avrei lo stesso continuato a zoppicare. Per cui meglio lanciare un messaggio positivo».

FORZA MORALE
Moralmente ha una forza incredibile, ma fisicamente come sta, Serena? «Ho sempre dolore, giorno e notte, e quello che sto per dire può essere traumatico: forse era meglio se la gamba me l'avessero amputata, dopo un po' avrei superato il problema dell'arto fantasma e con le protesi di oggi non avrei più male. Ad aiutarmi è stata ed è sempre la Fede che per me significa gratitudine per tutto quello che la vita mi dà e speranza per il futuro». Come dire: "Cammina, vivi, amati".
 

Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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